domenica 4 aprile 2010
Per iniziativa della intellighenzia "laica", il 31 marzo potrebbe essere celebrato come il «Giorno della Pillola». Con questo grande titolo, tre intere pagine della Repubblica (martedì 30) annunciavano l'evento storico dell'arrivo in Italia, il giorno successivo, di un carico di «2040 scatole di Mifegyne» (la RU 486) «da scaricare in un magazzino di Settala, provincia di Milano» e che, all'indomani (il Giovedì Santo), ci sarebbe stato, per la micidiale pillola, «il debutto alla Mangiagalli e al San Carlo». «Quella pozione luciferina ha qualcosa di veramente abominevole», scrive con sciagurata ironia Natalia Aspesi sempre su Repubblica (venerdì 2). Provoca - secondo un sito Internet femminista che usa l'antilingua - «l'espulsione del materiale abortivo». Volevano dire il figlio abortito. Mercoledì 31 il Corriere della sera confermava l'avvenuto arrivo del veleno antibambini e copiava la concorrenza: «Domani il debutto».
Non era un pesce d'aprile, ma nemmeno si trattava del ballo delle diciottenni. Quelle scatole significano duemilaquaranta aborti assicurati da celebrare in anticipo nella (loro) emozionante vigilia dell'espulsione di quel «materiale». L'Unità (giovedì 1) commentava così il rifiuto di due neo-governatori di autorizzare l'uso della RU 486 nelle loro Regioni: «Sempre a spese delle donne».
Nessuno, invece, ha scritto una parola per le 2040 piccolissime vittime annunciate che faranno le «spese» della pillola. Poiché, però, tutto è avvenuto nella Settimana Santa, quegli Innocenti meritano un pensiero pasquale. Sì, anche per quelle 2040 minuscole creature, cui saranno negati la vita e, con essa, l'amore materno, ogni speranza terrena, perfino un nome e un ricordo, giungerà, dopo la passione e la morte, il giorno della resurrezione: un debutto nel Regno dei Cieli.

TROVATE L'IPOCRITA
Non c'era spazio, domenica scorsa, per «le ipocrisie cattoliche sull'aborto», che Luigi Manconi elencava in un'intera pagina dell'Unità (venerdì 26). Per esempio: se non fossero ipocriti, i cristiani «dovrebbero, da subito, presentare disegni di legge e promuovere referendum popolari per abrogare la 194». Manconi è un sociologo e dovrebbe ricordarsi il referendum del 17 maggio 1981. O vorrebbe che i cattolici lo ripetessero per poter dire loro un'altra volta che sono minoranza e, come tali, avrebbero torto? Non è vero, ma è così. E le proposte di legge d'iniziativa popolare che giacciono impolverate negli scaffali di Camera e Senato? E il primo articolo della Legge 40 sulla PMA, che tra i soggetti considera anche i concepiti e che ha fatto tanto arrabbiare i sedicenti "laici" che ne temevano le ricadute sulla 194?
Neanche i calcoli funzionano con Manconi: lui scrive che «attraverso la legalizzazione» si è ottenuta «la drastica riduzione degli aborti». Quelli di prima della legge erano, secondo le stime più serie, molto meno di 100mila l'anno. Con la legge sono arrivati a quasi 285mila nel 1982 e ora siamo a oltre 120mila legali, più 20mila clandestini di Italiane, più quelli delle straniere, più il numero indefinibile, ma molto alto degli aborti della pillola del giorno dopo, che crescerà quando arriverà quella dei "5 giorni dopo". Del resto è logico, anche se Manconi non ci pensa: se un comportamento illecito è reso lecito, cresce a dismisura. Di chi è l'ipocrisia?

VENERDÌ "SANTO"?
Il Giornale pregustava «i piaceri del Venerdì Santo». Spiegava: in un paese «in provincia di Latina, si festeggia il Venerdì Santo con panarda e crespelle» (zuppa di fave e dolce di uva passa) e «"coppiette" di carne di cavallo». Anche «la Via Crucis viene festeggiata con un vero spettacolo teatrale». Per Il Giornale è questo il Venerdì Santo?
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