sabato 28 settembre 2013
«Papa Giovanni come Archimede». Ieri ("Osservatore Romano", p. 8) titolo per un Convegno di "Iustitia et Pax" che ha presentato "Il concetto di pace", volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana nel 50° della "Pacem in Terris" (anniversario cui anche "Avvenire" ha dedicato ieri la sua pagina 17). Nella primavera del 1963 questa fu «la leva» provvidenziale per affermare solennemente che ormai, nell'era detta atomica, pensare la guerra come possibile garanzia della convivenza umana era «fuori della ragione», insensato dunque (n. 67). La leva di Archimede, dunque, e quella di papa Giovanni per espellere la guerra, ogni guerra, dall'ambito della ragionevolezza umana. Storia passata e storia attuale? Al Convegno monsignor Loris Capovilla, segretario e memoria vivente di Giovanni XXIII, ha scritto ricordando il grande contributo dato tra i primi da don Luigi Sturzo con "La comunità internazionale e il diritto di pace", studio edito in inglese negli anni 20, allora censurato dal regime ed edito in italiano da Zanichelli (Bo) solo nel 1954. Erano i tempi del «Patto Briand-Kellog» tra Francia e Stati Uniti, e poi multilaterale «di rinuncia alla guerra» (1928-1929) per «l'eliminazione della guerra come strumento di politica internazionale». Sabato 7 settembre papa Francesco nella grande veglia di digiuno e preghiera per la Pace ha fatto leggere cinque "pensieri" di santa Teresa di Lisieux, «donna», «giovane», «contemplativa» e «missionaria» che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno indicato agli occhi del mondo "Dottore della Chiesa". Da Archimede a Teresa? Ecco un suo pensiero: «Un sapiente ha detto: datemi una leva… e io solleverò il mondo. Ciò che Archimede non ha potuto ottenere perché la sua domanda non si indirizzava a Dio (…) i santi l'hanno ottenuto… L'Onnipotente ha dato loro come punto d'appoggio Lui stesso, e Lui solo…». La Pace: Archimede, Papa Giovanni, don Sturzo e Teresa: bella compagnia!
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