mercoledì 16 luglio 2014
Ieri in pagina tanti entusiasmi "laici" per le donne anglicane vescovi, eppure da tempo capita che donne esperte delle varie Chiese cristiane dicano che la vera promozione femminile non si affanna per l'episcopato: è un fatto. Sempre ieri, dei fatti non pare tener conto anche Maurizio Mori (Unità, p. 16) che accusa don Patriciello per ciò che qui ha scritto di «aver paura» dei gay. Non teme camorra e delinquenza, don Maurizio, ma dicendo che gli omosessuali non possono generare mostrerebbe paura di loro. Per Mori – che dà la colpa a «Berlusconi» e al «cardinale Ruini»! – c'è un ritardo tutto italiano per cui due gay non possono dirsi per legge veri "genitori" di un neonato. Sferzante, Mori, sentenzia che – ohibò! – «tra gli uomini è il diritto a stabilire di chi si è figli, e non la biologia». Diritto onnipotente? Per Mori sì. Ma tra noi – chissà se siamo ancora uomini? – è fatto certo che per veramente generare – da lì "genitore" – un figlio dev'esserci, operante, una differenza sessuale, e negarlo appare ridicolo. Poi il "diritto" potrà anche decidere cose storte, ma per deciderle ha bisogno della legge. Fatto è che da noi il diritto – colpa o merito – per una filiazione senza aggettivi chiede ancora e sempre una madre e un padre.
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