La musica, medicina per l'anima E non solo
giovedì 7 marzo 2019
Quante volte abbiamo sentito dire che «la musica fa bene all'anima?». Curiosamente, nel giro di una settimana ho avuto ben tre spunti riguardanti questo argomento. Qualche giorno fa il professor Francesco Patti, neurologo, ha sottolineato durante una conferenza stampa quanto possa essere terapeutica la musica in campo neurologico. Poche ore dopo il maestro Peppe Vessicchio ha affermato: «Ho sempre pensato che la musica non potesse fermarsi all'intrattenimento. La musica contiene cose straordinarie: se esiste da millenni e riguarda ogni popolo, sicuramente qualcosa di benefico e misterioso lo ha. Perché non trattare la musica con la stessa attenzione che solitamente si dedica a quello che è anomalo, ovvero a una patologia? Noi non siamo fatti per stare male: biologicamente cerchiamo sempre un adattamento e un miglioramento». Di fatto «ogni malattia è un problema musicale, ogni cura è una soluzione musicale». Così scrisse Novalis. Pensiamoci un attimo: la musica può aiutare a superare la balbuzie, tiene in costante esercizio la memoria. Aiuta a iniziare un movimento, superando difficoltà oggettive, come nel caso delle persone con Parkinson. Nel mondo sono molti studiano questi fenomeni e alcuni dei risultati ottenuti sono stati raccolti dal dottor Antonio Montinaro, neurochirurgo e critico musicale, nel saggio Musica e cervello. Mito e Scienza (Zecchini Editrice). L'autore, in un suggestivo fil rouge che unisce scienza ad arte, dichiara di aver sempre usato la musica classica di sottofondo mentre operava, affermando che non solo lui e i suoi pazienti ne hanno trovato grande beneficio, ma anche i suoi collaboratori hanno imparato ad amare le melodie e la loro bellezza e apprezzare la validità della loro esecuzioni durante i momenti più delicati. «Senza la musica la vita sarebbe un errore», affermò deciso Nietzsche. Credo di poter aggiungere, con sincera umiltà, che l'essere umano non potrà mai prescindere da questo straordinario sintomo di felicità, perché la musica ha la capacità di essere sia malattia che medicina.
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