sabato 15 novembre 2014
Quando cantavamo con te davanti al fuoco nelle notti di montagna, non pensavamo certo, mio caro padre, di assistere un giorno a un concerto promosso a tua memoria. Violini, viole, violoncelli, contrabbassi, flauti, oboe, e clarinetti, corni, fagotto e trombe ieri hanno dato vita nuova all'aula del Palazzo dei gruppi parlamentari. Chiudendo gli occhi, si potevano immaginare le figure degli antichi autori di quelle note guardare con curiosità questo luogo di solito affollato di parole sul passato e promesse del futuro. Erano Beethoven, Wagner, Verdi, Vivaldi e infine l'Inno alla Gioia quasi a chiedere con prepotenza se saremo mai quella Europa Unita sognata dai padri. L'orchestra di Santa Cecilia ha voluto ricordare il tuo amore per la musica classica che avevi conosciuto nelle vie di Vienna quando le porte dei teatri si aprivano sulle strade dove tu passavi con un abito da povero mentre sognavi giustizia, bellezza e pace per tutti. La potenza delle note di Wagner, le immense visioni di Beethoven, le speranze e il coraggio di Verdi e i sogni di Vivaldi avevano fatto parte del tuo amore per la musica che tu intendevi come una possente forza di unione tra i popoli. Ma a noi che avevamo pochi anni, pochi amici, pochi giocattoli ci avevi insegnato ad accendere un fuoco la notte per vedere più alte le montagne del tuo paese, per dare una voce al crepitio delle fiamme, per immaginare i piccoli abitanti dei boschi che ci facevi credere ascoltassero da lontano il nostro breve cantare. Un concerto per De Gasperi. Un modo originale per ricordare un uomo politico che non ha mai suonato uno strumento se non le note della sua anima piena di armonia, capace di mettere assieme gli accenti delle burrasche con il suono debole della pietà, le assonanze delle ingiustizie con l'eco di un amore infinito per il futuro dell'uomo. La musica come uno scambio di passioni, una partecipazione al dolore di quel mondo che era stato chiamato a governare, una voce forte di gratitudine per chi si impegnava con sincerità, ma anche un canto di pace e di gioia per la vita che gli era stata donata così ricca di virtù e di capacità. Anche allora le comete passavano nel nostro cielo, ma restavano sogni della notte. Oggi abbiamo mandato lassù una sonda, frutto di grande lavoro, a toccare quel suolo di ghiaccio che dovrebbe rispondere alla solita unica domanda che l'umanità, quasi con angoscia, fa all'universo: chi siamo, da dove veniamo, dove andremo. Voglio credere che la musica, unico linguaggio compreso da tutto il mondo, ci accompagnerà sempre nel nostro cammino faticoso verso la verità.
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