giovedì 12 febbraio 2004
Una mosca, signore, può pungere un maestoso cavallo, e farlo trasalire. Ma la mosca è sempre e soltanto un insetto e l'altro rimane pur sempre un cavallo. Il contrasto tra piccolo e grande è una costante in molti apologhi morali, a partire dalle favole di Esopo o di Fedro. Nell'aforisma da noi citato e desunto dalla Vita di Samuel Johnson, un classico della letteratura biografica, opera dello scozzese James Boswell (1740-1795), si prende di mira la superbia: la mosca rimane sempre un modesto insetto anche se riesce per un momento a pungere e a infastidire un cavallo. Un monito che dovrebbero più spesso tener presente coloro che, per invidia, si scatenano contro chi è più intelligente e capace di loro: il loro agitarsi cattivo sembra simile a quello di certi cagnolini da salotto, truci e abbaianti a perdifiato, che riescono solo a sollevare l'ilarità di chi li osserva nel loro furore inoffensivo. C'è, però, anche l'altra faccia della medaglia e per rappresentarla ricorro a un'altra citazione, parallela ma antitetica. La trovo - suggeritami tempo fa da un lettore - nel romanzo Il buco nel muro dello scrittore livornese Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873): «Terribile è la potenza del piccino. Fra le fatiche di Ercole tu non ci trovi quella dei moscerini; guai a lui se l'avesse tentata, egli ne sarebbe uscito a capo rotto!». Esiste, infatti, una capacità offensiva temibile anche nell'essere microscopico; basti solo pensare a quella parola, quasi magica ai nostri giorni, destinata a suscitare terrore, la parola "virus". È, dunque, necessario anche a chi è grande e grosso come il cavallo essere sempre cauto e umile, perché uno solo è l'Onnipotente che può dire: «Io sono il primo e l'ultimo, fuori di me non ci sono dèi» (Isaia 44, 6).
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