sabato 19 luglio 2008
«Surplace»: Giovedì Corrado Augias ("Repubblica", p. 29: «La volontà del malato limite invalicabile») affronta a modo suo, partendo dalla vicenda Englaro, l'intrico del rapporto tra vita, morte e scelte umane. Riportata una lettera fortemente favorevole a difendere come degna ogni vita, anche la più apparentemente disabilitata dalla malattia; le contrappone gli argomenti contrari " pro eutanasia " di un'altra. Per lui posizioni moralmente «nobili entrambe» in cui è in gioco - scrive " «l'insopprimibile libertà (diritto) di scegliere il modo della propria morte». D'accordo? No, e proprio per la semplice ragione che qui si tratta di diritto e non solo di morale. Ciascuno ha la sua morale " si sa che in questo ambito il pluralismo è reale, e che la morale cattolica rifiuta sia l'accanimento terapeutico che l'eutanasia " ma il diritto, e cioè la legge, che è uguale per tutti, non può essere in balia del giudizio di ciascuno. La legge la fa il legislatore " quindi non un giudice, che se pretende di farla, come è accaduto nella vicenda di Eluana, invade il campo altrui " e chi vuole cambiarla deve farlo nelle sedi giuste: Parlamento o referendum popolare. Ora, attualmente la legge non consente il suicidio " anche se non lo punisce più " e nemmeno l'eutanasia. Chi la vuole cambiare, se ha il consenso della maggioranza, lo faccia in Parlamento, o deve accettare il fatto che, pur adducendo tutte le nobili ragioni della sua morale, va contro la legge e compie un reato, che nessun giudice può consentire. E questo non è colpa di cattolici e Chiesa: è l'essenza della democrazia.
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