giovedì 18 novembre 2021
Viviamo uno strano paradosso: vogliamo essere i migliori però ci beiamo degli sbagli. Quando, bravi alunni com'eravamo, ricordiamo gli anni della scuola, non ci soffermiamo sui voti belli o sul plauso del prof, ma scaviamo nella memoria fino a trovare la volta in cui abbiamo risposto male o siamo rimasti fuori dalla classe, in “sciopero” per chissà cosa. È la legge della differenza, è il paradosso della distinzione. Tanto siamo stati allineati e coperti, quanto vorremmo essere pensati come capibranco o ribelli. D'altronde, il talento si apprezza per la sua unicità, e originalità significa saper fare, o disfare, in modo speciale quello che fanno tutti. La regola vale ovunque. In Germania è stata valutata 50mila euro una moneta da un centesimo coniata sul metallo sbagliato e il Gronchi rosa è una rarità filatelica perché nel disegnare il Sudamerica furono cambiati i confini del Perù. Non significa naturalmente che si debba vivere l'errore come una virtù ma che nel percorso di crescita, nel salire la scala della ricerca del vero, ci sta la scivolata e può essere utile cadere. A fare la differenza è il modo di rialzarsi e se la moneta che abbiamo in tasca, anche solo un centesimo di euro, rappresenta un segno di egoismo o di condivisione. Che poi è uno dei modi di fare bene il bene.
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