mercoledì 2 gennaio 2019
Il professor Giuseppe Bulgari, in viaggio per Roma dove presiederà un concorso universitario, in treno è colpito dalla somiglianza di una viaggiatrice con Giovanna Farnesi, la bellissima funzionaria ministeriale con cui aveva fatto parte di una commissione al Viminale, quindici anni prima. È lei, non è lei? Non era lei, ma il ricordo di quella lontana vicenda è talmente vivo che il professore la ripercorre in tempo reale. Così comincia Il Mago, secondo romanzo di Sergio Belardinelli, filosofo e sociologo dell'Università di Bologna (Cantagalli, pagine 184, euro 17,00). Il professore, sposato e con figli, era rimasto folgorato dalla bellezza, dall'intelligenza e dal coraggio di Giovanna, al punto di ingelosirsi quando scopre che Giovanna e Oreste Longoni, terzo componente della commissione, erano amanti. Il compito della commissione, ferreamente diretta dal prefetto Marini, capogabinetto del ministro, era di vagliare una serie di intercettazioni che avrebbero potuto avere attinenza col terrorismo: si era nei giorni successivi all'11 settembre 2001, dopo la tragedia dell'attentato alle Torri Gemelle di New York, e la psicosi stava dilagando. Fra le intercettazioni, generalmente poco significative, Giovanna fu colpita dal colloquio di una donna irakena con il marito lontano: uno scambio di poche parole intervallate dai lunghi scoppi di pianto della donna. Giovanna decise che si doveva fare qualcosa per costei e convinse Oreste e il professore ad accompagnarla all'indirizzo di Adeela. Seppero così che la donna aveva due figli: il piccolo Abdul e il più grandicello Amir che stava morendo al Gemelli per una malattia rara. Il marito, Ahmad, ingiustamente accusato di terrorismo, aveva dovuto darsi alla latitanza. A contatto con l'esperienza del dolore, il professore scende dalle nuvole teoriche che fino a quel momento gli erano servite da alibi al disimpegno, e si butta in quell'avventura che inizialmente aveva accolto con riluttanza. Si affeziona ai due bambini che lo chiamano “Il Mago” per i semplici giochi di prestigio con cui li intrattiene, e si lascia coinvolgere fino in fondo nel dramma di Adeela e di Ahmad. La narrazione prende un ritmo quasi da thriller quando racconta le peripezie per far uscire Ahmad dalla Turchia, mentre l'occhiuto prefetto Marini non si rassegna a essere stato scavalcato. Il libro di Belardinelli affronta temi importanti: immigrazione e accoglienza, identità culturale e multiculturalismo, sicurezza e libertà, burocrazia e iniziativa personale, imperativi etici e osservanza della legge. Un romanzo ben costruito e avvincente che sta a significare che la letteratura va oltre la sociologia e la filosofia. Certo, il professore, Giovanna e Oreste non hanno risolto i grandi problemi, si sono occupati, ma fino in fondo, di un caso particolare. «Perché», dice Oreste, «non sempre ciò che ci dicono le nostre idee è compatibile con la realtà. Specialmente quando sono idee giuste. L'importante è che l'impossibilità di fare tutto quello che riteniamo giusto non diventi un pretesto per non fare nulla».
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