venerdì 9 gennaio 2015
Gli ultimi vacanzieri sono appena partiti, si torna alla quotidianità dei giorni qualsiasi. Un calendario di impegni attende una volenterosa applicazione ma la notizia cala sulle cose, sui gesti, sui pensieri, gravandoli di pesantezza e inquietudine. Siamo già, sempre un po' di più, nell'indicibile. La guerra che strazia buona parte del mondo intorno a noi, i luoghi di viaggio, le mete delle vacanze intelligenti, prende dimora nelle città d'Europa e non riusciamo a farcene ragione, non possiamo, avendo smarrito i limiti della condizione umana. La complessità del vivere, il peso della storia e la consistenza della geografia.Chi perde la cognizione del reale, del male che lo pervade, perde capacità di azione e di contenimento. Attonito, in balia degli accadimenti, quieta la propria buona coscienza con un pugno di indignazione e la solenne promessa: mai più. Poi riaccade. Il male è dentro l'uomo, in mezzo a noi. Meglio farsene ragione.Recito come tutte le mattine la preghiera dell'incenso, della tradizione copta, ma oggi le parole hanno una consistenza che fa male. Rileggo il discorso di Benedetto a Ratisbona mentre un fiume di parole deborda da ogni dove. Click, spengo. Non sono Charlie, di cosa dovrò rendere conto di fronte a Dio e agli uomini nei giorni che mi sono concessi?
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