venerdì 19 settembre 2014
«Tutta la vita è una grande catena la cui natura si rivela a chiunque ne osservi un solo anello». L'affermazione, al lettore che sta sfogliando la rivista, pare di un uomo un po' troppo sicuro di sé. Il lettore diffidente, il medico e militare in congedo dottor John H. Watson, avrà presto modo di ricredersi: l' autore di quelle righe è Sherlock Holmes, il detective. Watson diverrà il suo fedele assistente, un impareggiabile collaboratore. Nell'articolo Holmes sta illustrando i fondamenti del suo metodo: basta osservare un dettaglio per capire le connessioni del tutto, dal particolare, se scrutato con attenzione, si risale al generale. Questo è il criterio fondamentale di un'indagine. Il principio di Holmes (molto più intelligente, complesso, nelle pagine originali dell'autore, rispetto al personaggio un po' troppo nevrotico, stereotipato, di tante fortunate versioni cinematografiche) vale per l'indagine a tutto campo della realtà. Per il detective, per lo scienziato avventuroso, per il poeta. Quando scrive, nello stesso articolo, che da una goccia d'acqua un ragionatore logico potrebbe dedurre la possibile esistenza dell'Atlantico o delle cascate del Niagara, noi comprendiamo perché il detective inglese nato dal genio di Arthur Conan Doyle, diviene immediatamente un personaggio immortale.
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