mercoledì 25 gennaio 2017
C'è una cosa che risulta ben chiara nella storia di persone che hanno resistito a sofferenze inimmaginabili. Di un uomo, per esempio, che in campo di concentramento è riuscito a non farsi totalmente annichilire, o di un prigioniero politico che sa conservare la speranza contro gli immensi ostacoli cui deve far fronte. Qual è il loro segreto? Se andiamo a vedere i loro racconti, il segreto della resilienza sta nel custodire dentro di sé un'immagine di amore e di libertà, fortemente interiorizzata, che diventa la forza che offre la capacità di reggere. Non c'è minaccia, non c'è tormento capace di annientare il dono fondamentale che abita costoro. Per questo, nulla sconfigge di più l'uomo del credersi orfano di Dio, del pensare che Dio non è presente, del considerare che, in fondo, Dio non ci ama, che ha le sue ragioni per voltarci le spalle. L'annuncio di Gesù smentisce tali immagini: egli pone al cuore dell'esperienza religiosa l'amore di Dio. La Prima lettera di san Giovanni si fa eco di questo annuncio vitale che definisce l'architettura della nostra vita: «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1Gv 3,1-2). Che questo amore ci dia forza, creatività, emozione, gioia. Ci dia le competenze necessarie per affrontare il mestiere di vivere.
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