sabato 25 agosto 2018
Ma come, così in fretta? Senza avvertire che te ne saresti andata? Così finisci estate? Attenti fiori della mia collina, presto ritornerà la falce che vi taglierà. Attenti a non diventare troppo alti, che si vedranno da lontano i colori che vi ha regalato la natura, gentili, con sfumature dal viola all'arancio, dal bianco a un azzurro tenue quasi per restare nascosti alla ferocia del ferro. Ma essi dondolano all'aria sottile quasi a dirmi che io sono in errore, che l'estate della loro vita non è finita, che il loro tempo è più lungo della mia vacanza e che il loro cadere non è la morte ma una sicura attesa di un'altra estate. “Tu invece non lo sai se avrai una nuova estate, se godrai ancora di questa brezza del mattino quando il primo sole lancia i suoi raggi ancora freddi per la notte che sta fuggendo in fretta per timore di essere raggiunta dal loro calore”. Così mi rimprovera il prato che si affaccia alla finestra. È lui che entra nella mia camera mostrandomi, come un dono, le gocce d'acqua che all'alba sembrano perle del mare. Mi chiedo se le foglie degli alberi godono di questa bellezza quando si risvegliano dalla notte. Sul vocabolario accanto alla parola “risveglio” c'è “ritorno alla coscienza”. La natura a volte ci fa intendere che esiste una sua coscienza, per cui non sono sempre da attribuire al caso i fatti della vita. Forse anche questo è un nostro sogno, ma quando si cammina e si ascolta il respiro del bosco, è facile rispondere anche ad alta voce e raccontare le pene dei nostri giorni. Il bosco è un amico che sa ascoltare. Camminando ti accorgi che non sei sola, ma che un mondo quasi invisibile ti vive attorno e canta con la sua voce che ha un'armonia propria. Essa sfugge alle nostre orecchie se non abbiamo imparato che il silenzio della natura è invece un coro che unisce il ronzio delle api con lo stridere del ramo che cade, il richiamo del lupo lontano e il grido della civetta. L'alito della terra riscaldata dal sole di mezzogiorno porta via agli alberi il respiro gettando nuvole di vapore nell'aria e inventa una danza tra i rami più alti. Sono le ore centrali del giorno, le ore del silenzio quando anche il solo brusio di una vespa disturba l'armonia che la natura ci offre. Allora è facile chiudere gli occhi in un sonno leggero, non quello pesante della notte che ci chiama a prendere parte alle sconfitte o alle vittorie dei nostri giorni. Un sonno che regala ali per volare senza tempo né fatica. Ti addormenti e non ti accorgi che il sole scende piano e ferisce l'orizzonte con strisce viola, lo accarezza con una larga fascia rosa quasi a chiedere perdono per il suo veloce sparire mentre regala al primo freddo la sua ultima riga d'oro. La notte in montagna non fa paura e i mondi che girano attorno e assieme alla terra illuminano quell'universo che vive con noi.
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