domenica 11 aprile 2004
Una lunga intervista del filosofo Emanuele Severino a Sette, il magazine del Corriere della sera (giovedì 8), sulle possibilità di dialogo fra Islam e Occidente, è per molti versi davvero interessante e acuta, ma perde quest"ultima qualità quando il discorso affronta la laicità dello Stato e, come d"obbligo, le questioni del crocifisso e degli embrioni. Quanto alla prima, dice Severino, lo Stato «ha solo una mossa obbligata: o ammette tutte le icone religiose nella scuola, o le toglie tutte», che è un"affermazione di scarsa "filo-sofia". Tant"è vero che lui stesso riconosce: «Certo che uno Stato laico è uno Stato che si è messo nella condizione di prescindere dal proprio passato» e che «si è impoverito» pur di uscire dalla «sua sottomissione alla Chiesa Cattolica». Se davvero fosse così, ammettendo tutte le icone lo Stato laico si sottometterebbe a tutte le Chiese e privandosi anche della propria identità storica. Quanto agli embrioni, il filosofo afferma che «una delle aporie della democrazia è che i cittadini, a maggioranza, possano decidere di imporre certe leggi [...] non più democratiche». E qui, essendo difficile pensare che sia sapienziale mettere la sorte degli esseri umani alla mercé di un voto democratico, s"impone un  breve richiamo ai rapporti tra fede e ragione. L"aporia (difficoltà logica senza soluzione) è piuttosto la legge sull"aborto, con cui una maggioranza ha democraticamente deciso di mettere a morte i figli su richiesta. Ecco, allora, un caso in cui la fede si fa ancella della ragione (o della laicità o della scienza): questa riconosce la realtà innegabile (l"umanità del concepito), quella l"aiuta nella comprensione sapienziale (filosofica) della realtà, vale a dire del valore ontologico dell"embrione. Ma se a scuola ammettesse tutte le icone (anche quelle prive di senso per la nostra cultura, che equivarrebbe a rifiutarle tutte), lo Stato laico si ridurrebbe a fare il notaio del puro dato esperienziale, togliendo a sé e ai suoi cittadini ogni possibilità di fare ricorso ad altri criteri pur necessari per capire il senso delle cose. E anche il significato dello Stato laico.
DIO È MORTO?«Dio è morto» era, il Giovedì santo, il titolo di apertura del Manifesto sulle nuove stragi nell"Iran. Alla vigilia del Venerdì della croce, un titolo così può fare indignare o pensare. Se Dio è morto, vuol dire che esisteva e, se esisteva, che non può morire. Tuttavia può essere come morto nel cuore degli uomini se l"odio politico, etnico, religioso impedisce di riconoscere nell"altro un uomo. E però dire che Dio è morto per riferirsi alla cattiveria degli uomini può avere un duplice significato: o affermare la bontà di Dio o trovare una comoda scappatoia alle colpe degli uomini. A leggerlo sul Manifesto, sembra che prevalga il secondo significato.
IPSE DIXITAnche se quella di Mel Gibson è soltanto un film, le polemiche sulla "Passione di Cristo" tirano in ballo tutto ciò che c"è di cattolico, dalle parrocchie al Vaticano e al Papa. Finalmente, però, Rossana Rossanda ha detto, sul Manifesto (venerdì 9), una parola definitiva: il film è «politicamente orientato». Ipse dixit.
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