giovedì 21 agosto 2014
«L'opera di questo maestro (Walt Disney) è il più grande contributo dell'America all'arte, un apporto immenso alla cultura mondiale». Questa affermazione, che condivido in pieno, è prova di come un vero artista sia sempre libero, nonostante ogni censura esterna o autoimposta. L'autore di questa apologia nei confronti di un uomo simbolo degli Stati Uniti, è Sergei Eisenstein, il famoso regista, combattente bolscevico e cineasta, simbolo dell'Unione Sovietica. Riuscì a compiere un viaggio di lavoro nel mondo capitalista (Gran Bretagna, Messico e Usa), e a incontrare il giovane genio americano Walt Disney, su cui scrive pagine memorabili. Disney inventa, secondo Eisenstein, un genere artistico nuovo, meraviglioso. Capace di suscitare incanto e oblio. Ripeto, condivido alla lettera. I suoi cartoons, sono una rivoluzione nell'arte, i lungometraggi capolavori. Grazie a questi il mondo riscopre la fiaba, un genere che si stava estinguendo: perdita antropologica, distrofia dell'anima. Dalle grandi fiabe Disney crea opere nuove, superiori agli originali. Colma il desiderio di ogni fiaba: l'animazione di tutti gli oggetti, l'intuizione che ovunque spiri un soffio vitale. Riempie l'anima, riporta in scena il sogno in un secolo che lo sta perdendo per il piacere di vivisezionarlo.
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