sabato 26 novembre 2016
Non l'aveva previsto nessuno. I giovani italiani sono tendenzialmente felici, ha sancito l'Istat qualche giorno fa: più felici dei loro padri e dei loro nonni, più felici oggi che negli anni precedenti. È un dato che ha sorpreso molti, perché decisamente controcorrente rispetto al "cupismo" e al forte scetticismo che circonda le loro sorti.
Eppure una spiegazione di fondo c'è. I millennials italiani – ovvero i ragazzi che hanno raggiunto la maggiore età dopo il 2000 – rappresentano in realtà un'evoluzione della specie rispetto ai fratelli maggiori: quelli definiti a livello internazionale come Generazione X, ovvero senza identità, e che in Italia sono stati bollati come bamboccioni. E beneficiano oggi di anticorpi culturali e sociali che sono stati faticosamente costruiti dalla generazione precedente. Perché se i bamboccioni sono stati accusati d'essere provinciali e sedentari, troppo legati al mito declinante del posto fisso, privi di quella voglia di lottare e di quella sana ambizione che aveva caratterizzato i loro padri (i cosiddetti baby boomers), possiamo affermare che invece i millennials hanno scolpite nel Dna caratteristiche opposte: internazionali per vocazione e pronti alla mobilità per necessità, molto flessibili nell'approccio al mercato del lavoro, coraggiosi nelle loro scelte di vita. Con tutti i limiti di questa «generalizzazione generazionale» – e di un'etichetta come quella di bamboccioni, che fu coniata nel 2006 dal ministro Padoa Schioppa per giustificare l'assenza di risorse a loro favore in Finanziaria – lo schema valoriale di bamboccioni e millennials è, dunque, quello di due generazioni allo specchio.
In realtà i millennials affrontano oggi, almeno in Italia, un deserto molto simile a quello che per primi si trovarono ad affrontare 10-15 anni fa i bamboccioni. In fondo vale per entrambi un'altra definizione, quella di Generazione Tuareg: perché costretti a fare a meno delle certezze tradizionali che avevano "garantito" mercato del lavoro, previdenza e (perfino) vita familiare delle generazioni precedenti. E a creare percorsi nuovi e opportunità dal basso, mettendo alla prova giorno per giorno la loro capacità d'innovazione e la loro determinazione. Lo testimonia per esempio il boom nel nostro Paese dell'imprenditoria giovanile, che ha raggiunto livelli-record in Unione Europea. Oggi è più che mai valido il celebre motto di Jim Morrison, secondo cui «il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato». Che sia anche la strada per la felicità?
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