martedì 10 gennaio 2017
Noi pensiamo di essere in agonia. Che il nostro mondo sta morendo, che noi stessi siamo condannati, a termine, all'estinzione, che tutto, in fondo, passerà; che tutto è uno spazio in cui avremo sperimentato entusiasmo, passione e gioia, ma destinato solo a essere seppellito. Natale, invece, introduce nella storia l'inedito di Dio, ci porta a un livello nuovo. Questo Bambino Gesù è il simbolo del nascere. Questa buona notizia origina un cambiamento che non interessa solamente la forma o l'ornamento, ma modifica radicalmente il fondo delle cose. Ci mostra che non siamo i testimoni di un'agonia, ma di un parto. E di un parto che non è solo di quel Bambino, ma che è la nostra stessa nascita, la nascita del mondo. Il Natale ci rende complici della nascita, della fede nel nascere. Ci chiede di credere nella potenzialità che la vita fragile possiede, la vita nuda, la vita nella sua condizione più ridotta. Ci sfida a dare valore a ciò che soltanto nasce: al germoglio e non solo al fiore, all'aurora e non solo al pieno giorno, a ciò che è appena abbozzato, a quel che è fragilissimo… Questo investimento di fiducia nella vita fragile è una leva per la nostra trasformazione e per la trasformazione del mondo. Natale deve intriderci del profumo della vita appena nata.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI