giovedì 24 ottobre 2013
Mentre mi preparo a scrivere, mi chiedono di spiegare in tv cosa sia per i cristiani la "mistica": roba di un passato oscuro o realtà da prendere ancora sul serio? Martedì nel "Lupus" si parlava di un certo modo di sorridere del "peccato originale" dall'alto della "critica aggiornata", proprio in tv, ma confondendo la sostanza della verità di fede con modi fantasiosi e semplificanti succedutisi nella storia per esporla, e così negarla in blocco. Ancora ieri qui – p. 21: «Povera Bibbia fatta a fettine» – il biblista Klaus Berger ricordava che una certa lettura biblica, magari qualificata come dotta e moderna, svuota la stessa fede presentandola come insieme di favole e miti di un passato lontano, e così tra l'altro segnalava che «teologi di dogmatica» fanno nascere la fede nella Trinità nel Medio Evo, e svuotano di realtà sia l'Incarnazione che la Risurrezione. Come esempio lui faceva anche il nome di uno molto famoso che «fa nascere la Trinità nel Medio Evo», e aggiungeva – ecco lo spunto iniziale più sopra – che è diffuso il rifiuto pregiudiziale «della mistica"», come se la presenza e l'azione di Dio personale nel cuore dell'uomo – questa è in sostanza la "mistica cristiana"! – fosse cosa irreale e antimoderna. Trinità e presenza di Dio nella vita, quindi, roba di Medioevo? Ci pensi e vai d'istinto alla Prima Lettera ai Tessalonicesi – certamente e per tutti gli esperti il testo più antico del Nuovo Testamento – e nei suoi primi 5 versetti trovi due volte «Dio Padre» e «Gesù Cristo nostro Signore», e poi «la forza e l'aiuto dello Spirito Santo». Subito dopo ecco «fede, speranza e carità»… Dunque a metà del primo secolo già tutto: Dio e noi! La pretesa modernità dei nostri pregiudizi può inventare ciò che vuole, ma l'evidenza della Parola si impone: luce che squarcia le nebbie…
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