mercoledì 8 luglio 2009
«Al buio»: nel poker dice così chi punta senza conoscere le carte. Ieri presentata la "Caritas in veritate" (CiV), dopo anticipazioni anarchiche di vari paragrafi: «crisi come occasione" mobilità e precariato, mercato, ruolo dello Stato, impresa, ambiente». Tutti dicono che è «dottrina sociale della Chiesa», anche chi anni fa la diceva finita. Dicono che la "CiV" si inserisce nella storia aperta dalla "Rerum novarum" (RN) di Leone XIII, e va ancora bene. Malpelo però scommette che risulterà poco, già oggi e dopo, che il vero solco in cui la CiV si inserisce è molto più antico. Già nell'Antico Testamento era di fede che «conoscere Dio è fare giustizia all'uomo e praticare giustizia e diritto», e già Gesù insegna dicendo solennemente «lo avete fatto a me» (Mt 25) di ogni azione buona o cattiva fatta all'uomo in carne ed ossa. Roba più antica della "RN"! Del resto l'unica definizione di "religione" contenuta nel Nuovo Testamento è già molto "dottrina sociale": «Questa è la religione pura e senza macchia davanti a Dio: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni"» (Giac 1,27). Dottrina cristiana originale con alla base l'annuncio «Dio si è fatto uomo» che rovescia e sconvolge il mondo, perché da allora ogni uomo vale Dio, e riconoscere nei fatti Dio in ogni uomo è l'unico modo di avere la vera fede cristiana. Non per nulla Benedetto XVI ha scritto prima che «Dio è Amore», e poi che nella storia siamo «Salvi in Speranza» se operiamo «l'amore nella verità» (CiV) di Dio e dell'uomo. Al buio: oggi in tante pagine ci saranno tante cose, ma di ciò, che è l'essenza, forse poco. Dispiace"
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