martedì 11 gennaio 2011
La felicità è come una farfalla: se la insegui, non riesci mai a prenderla; ma se ti metti tranquillo, può anche posarsi su di te.

«Si può prendere la felicità per la coda come un passero», scriveva il poeta Leonardo Sinisgalli (1908-1981). Ebbene, provateci, e vedrete se mai ci riuscirete. Analoga è l'immagine usata dallo scrittore americano dell'Ottocento Nathaniel Hawthorne, l'autore del famoso romanzo La lettera scarlatta: afferrare una farfalla è un'impresa ben ardua. Così è con la felicità. La si rincorre freneticamente, ci si apposta per sorprenderla, ci si organizza per ottenerla a ogni piè sospinto e inesorabilmente essa ci sfugge, anche quando ci sembrava di averla acchiappata.
Eppure non è impossibile conquistarla e Hawthorne indica una strada, quella della quiete serena. Quando si è in pace con la propria coscienza, impegnati nelle piccole cose quotidiane, affidati agli affetti semplici e sinceri, ecco che la farfalla della felicità si posa su di noi. È una presenza lieve, ad ogni sussulto può svanire nell'aria. Proprio per questo abbiamo usato la parola "felicità" e non "allegria": quest'ultima può essere più a portata di mano, fa clamore, è rumorosa, ma dura solo un'ora o poco più e poi si dissolve, un po' come quelle farfalle che hai afferrato per le ali e, appena ti distrai, ti sfuggono lasciandoti solo una polvere colorata sulle dita. La vera felicità è, invece, in ultima analisi un dono, una grazia che ti irradia il cuore e la vita e che ha bisogno di semplicità e purezza interiore. Charles M. Schulz, il disegnatore del cane Snoopy e dei bambini Peanuts, in una sua "striscia" scriveva: «La felicità è un cucciolo caldo».
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