sabato 7 luglio 2012
Trovo un foglio dimenticato tra le carte della mia scrivania e nel rileggerlo mi afferra la tentazione di trascriverlo in queste righe così come è. Si tratta di una preghiera scritta da una monaca del XVII secolo che trovo nei suoi termini perfettamente applicabile anche a noi, persone d'età, di questo secolo.
L'appunto incomincia così: «Signore tu sai che sto invecchiando e ho sempre più bisogno di te: ti prego tienimi lontano dall'abitudine fatale di avere sempre qualche cosa da dire su ogni argomento e in ogni occasione. Liberami dal desiderio di sbrogliare i casi altrui. Rendimi disponibile ad aiutare gli altri, ma senza sentirmi brava e buona. Trattieni la mia mente dal racconto di dettagli infiniti, dammi ali per volare al punto cruciale. Sigilla le mie labbra sui miei dolori e mali fisici. Essi sono in aumento e la tentazione di riversarli sugli altri è sempre più forte man mano che gli anni passano. Non oso chiedere la grazia sufficiente per apprezzare il racconto dei mali altrui, ma aiutami a sopportarlo con pazienza. Non oso chiedere una memoria che migliori, ma un po' più di umiltà e meno testardaggine quando la mia memoria sembra cozzare con quella degli altri. Insegnami la lezione che qualche volta posso anche avere torto. Mantienimi ragionevolmente mite: non voglio essere una santa (con alcune persone è così difficile convivere!) ma una persona vecchia e acida è uno dei capolavori del demonio. Dammi la capacità di vedere cose buone e talenti anche in persone non simpatiche, ma credo che ognuno abbia il suo "lato in fiore". E dammi, Signore, la capacità di dirglielo! Amen».
Al di là della profondità e della bellezza di questa preghiera trovo così umanamente dolce quest'ultima richiesta dove si chiede di saper riconoscere i meriti del nostro prossimo, ma soprattutto di avere la capacità di dirglielo. Finisce qui la preghiera e non sappiamo se è di una autentica monaca di un tempo lontano o se qualcuno è stato capace di interpretare il pensiero o la meditazione di persone che di giorno in giorno vedono diminuire le proprie capacità intellettive, la vivacità del pensiero, la profondità dello spirito. Accettare con pazienza di non comprendere più certi scritti o discorsi che si sentono fare in un salotto o nella strada richiede una grande virtù. Una persona anziana nella casa di riposo dove abita mi chiede oggi «ma cosa è questo bosone di cui parlano i giornali? Cosa hanno scoperto?». Non ti preoccupare nonna, più cercano, più entrano nel profondo dell'universo, alla fine troveranno il Signore sul suo trono che dirà: «Finalmente, ci avete messo del tempo ad arrivare fino a me!». La nonna fu contenta.
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