domenica 10 novembre 2002
«Dov'era Dio mentre tutto questo accadeva?». Questo titolo del "fondo" di Eugenio Scalfari (La Repubblica, domenica 3), dedicato allo strazio dei bambini di San Giuliano, era soltanto provocatorio. Prendeva spunto dal grido di dolore un po' imprudente, ma comprensibile nella sua umanità ("Forse Dio si era distratto"), di un prete in tv. Scalfari ricorda che anche Cristo in croce aveva gridato a suo Padre: "Perché mi hai abbandonato?", e che, però, quel prete aveva precisato: «Adesso penso che Dio era qui, tra noi, come sempre». Peccato che, invece, Scalfari chiuda subito il proprio orizzonte: «Il Dio manzoniano "che atterra e suscita, che affanna e che consola" era lì come sempre, perché Dio altro non è che dolore e gioia, che si alternano per ogni creatura vivente, uomo passero albero farfalla fiore; si alternano a caso senza altro disegno che quello della vita e delle sue forme"». Soltanto? No, Dio è quell'Immânû'êl, di cui parla la Scrittura, quel Dio che, per scelta, è in croce con noi nel nostro pianto e sotto le macerie di un terremoto, ma è con noi anche nella culla gioiosa di un figlio che nasce, in una casa fondata sulla roccia, nella luce di un'aurora che spunta e di un tramonto che muore. Il Salmo 21 ("Eloì, Eloì, lema sabactàni?") va letto fino in fondo. CENSURA «Con la sola eccezione di Avvenire [...] nessun giornale italiano ha dato rilievo a un'importante notizia: l'uscita, il 6 novembre, di un rivoluzionario dossier preparato dal Movimento per la vita». Si tratta del "Quinto rapporto al Parlamento sulla prevenzione dell'aborto volontario", «un dossier che è un capolavoro di controinformazione». Lo afferma l'Espresso "on line" (giovedì 7) e l'autore, Sandro Magister, ne riferisce l'essenziale: 55mila bambini che «non dovevano nascere. E invece sono felicemente venuti al mondo. L'altra faccia del pianeta aborto». Stavolta chi denuncia la censura - non noi - è un settimanale al di sopra di ogni sospetto. IL SESSUOFOBO «La Chiesa ha sempre sofferto di sessuofobia», scrive Paolo Granzotto nella sua risposta a un lettore che ha visto il film "Magdalene". La prova? I "braghettoni" che Daniele da Volterra mise ai nudi michelangioleschi della Sistina. Granzotto confonde la decenza con la sessuofobia e dimentica che la Chiesa considera il matrimonio un sacramento. Anche lui, che va in giro con mutande e pantaloni, è un sessuofobo. PELI SULLA LINGUA I comunisti non perdono neppure il pelo. Stalin chiedeva quante divisioni avesse il Papa. Rossana Rossanda scrive, sul Manifesto (domenica 3), di «un Papa e i suoi eserciti», scambiando i Legionari di Cristo per la Legione straniera. E mostra di non gradire lo stile da «sacro soglio» con cui Veltroni ha scritto il diploma di cittadinanza romana a Giovanni Paolo II. Avrebbe dovuto «farlo "civem romanum"», cioè «con il linguaggio della Repubblica». Che, però, non è il latino, lingua della Chiesa. Infatti, la rossa Rossana v'inciampa e scambia un nome qualificativo per un complemento oggetto usando l'accusativo al posto del nominativo (in ogni caso, le parole straniere in italiano non si declinano).
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