giovedì 28 ottobre 2021
La crisi che attanaglia Facebook sarà un giorno studiata come caso emblematico delle contraddizioni del capitalismo senza regole. In Italia non molti quotidiani si stanno occupando di una vicenda che coinvolge tre miliardi di individui. Nelle ultime ore l'ex dipendente Frances Haugen ha parlato davanti al Comitato bipartisan del Parlamento britannico. Le sintesi coincidono. «Quando vedono un conflitto d'interessi fra il profitto e le persone, scelgono sempre il profitto» è l'incipit di Giovanna Branca sul “Manifesto” (26/10). Il titolo, impeccabile, nella prima riga indica il male, nella seconda il rimedio: «Facebook. La politica del profitto. “Serve una regolamentazione esterna”». Analoga è la ricostruzione di Riccardo Luna sulla “Repubblica” (27/10): «Che cos'è accaduto di così riprovevole? In una frase: a Facebook hanno sistematicamente messo il profitto davanti a tutto. Non hanno fermato la disinformazione e l'odio online – favoriti anzi dall'algoritmo dell'engagement – perché questo aumentava la nostra partecipazione online». Non solo Facebook: «Non hanno fatto nulla neanche quando hanno scoperto che Instagram aveva (ha) effetti negativi sul benessere psicologico degli adolescenti». Non si tratta del parere di una sola, se pur autorevole, ex dirigente: «Migliaia di documenti raccontano i dibattiti interni e spiegano le motivazioni che ogni volta portavano a prendere certe decisioni. La ricerca del profitto». Domanda finale: «Può Zuckerberg restare al suo posto?». Risposta (apparentemente) scontata: no. Ma soprattutto, come sottolinea Giovanna Branca, «occorre una legislazione che ancori Facebook alle proprie responsabilità.
Qualcuno dirà: occorre rompere il monopolio di Facebook favorendo la nascita di nuovi social. Detto, fatto, Giuseppe Sarcina racconta sul “Corriere” (26/10) del nuovissimo social di Trump, “Truth” (Verità). Scrive Sarcina: «Un principe brasiliano dal blasone polveroso e un oscuro finanziere con base a Miami stanno preparando il rumoroso ritorno sui social di Donald Trump». E che sia una buona notizia è tutto da dimostrare.
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