sabato 27 ottobre 2012
Salendo a piedi per una stretta via sul lato sinistro dell'Arco di Tito, in mezzo a un'area archeologica delle più interessanti di Roma, ci si trova sul Palatino in una zona non sempre conosciuta. Una piazza di modeste misure abbraccia il convento e la chiesa di San Bonaventura, costruita nel 1675 sulla cisterna dell'acquedotto di Nerone. Riveduta poi nel XVIII secolo, essa porta sulla facciata d'ingresso la figura del santo cui era stata dedicata. In una piccola sala del convento trovano posto, un mattino, i rappresentanti di alcuni dei movimenti di ispirazione cattolica che vivono nella capitale. Non sono i più grandi né i più conosciuti per le loro attività, ma rappresentano una centesima parte di quei movimenti cristiani d'Europa sorti negli anni per richiamare chi ha fede al compito di aprirsi al bene comune. Per superare questa stagione di difficoltà economica e di forte depressione sociale non bastano le leggi, se non si dà spazio anche alla parte spirituale ed etica che nel nostro continente sembra andare perduta. Gli errori del mondo politico e amministrativo, i processi, le accuse, l'incredibile numero degli indagati tolgono al sistema democratico la fiducia della gente e la portano al non voto. È questo un grave peccato del mondo politico se non si accorge a tempo di ciò che sta distruggendo, se non cerca riparo attraverso un grande esempio di equità, di onestà personale e di gruppo, di rinuncia a privilegi. Si possono perdere voti, se non si va mai a piedi o nei mezzi pubblici invece che nelle macchine blu. Si perde se non si va mai al mercato in mezzo alla gente, e non per una propaganda organizzata chiaramente falsa e ripresa dalla tv. Perdiamo intelligenze, perdiamo occasioni di crescita. Da qualche anno gruppi di cattolici, anche senza grandi firme, si chiedono quale sia il loro posto nella vita comunitaria. Non sono pronti per un partito che abbia come fondamento e come aspirazione i princìpi e le leggi del cristianesimo. Ma per non venire usati come terreno di una sola vendemmia nel periodo delle elezioni, gli uomini di fede che immaginano che la propria missione sia la politica, dovrebbero costruire un collegamento stabile e costante con le molteplici iniziative del mondo cattolico, ora che la tecnica mette a disposizione tante occasioni. Questo nella speranza e in attesa di un reale movimento, dove gli onesti avessero la possibilità di essere rappresentati senza timore e con fiducia. Ho avuto la fortuna di vivere la mia giovinezza accanto a un uomo onesto. Quello che mi ha insegnato senza tante parole, ma con il suo esempio, è stato il coraggio di tener fede alle proprie idee anche quando fossero causa di sofferenza e di solitudine. Ho visto che l'impegno personale, quando è sostenuto da una volontà di giustizia e pace, anche se opera in un piccolo spazio, è grande aiuto alla crescita del mondo.
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