mercoledì 9 giugno 2004
Noi uomini viviamo gli uni accanto agli altri entro uno spazio angusto, in casa, in ufficio, in fabbrica, nei pubblici edifici, nella ressa delle strade e del traffico, in regioni sovraffollate. Le nostre vite si toccano continuamente. Nasce così di continuo il pericolo dell'attrito, dell'irritazione. Ogni persona ragionevole deve ricercare forme in cui si mitighi l'urto di sentimenti e di intenzioni contrastanti e ci si incontri venendosi incontro. Ecco la cortesia: fatto giornaliero ma quanto importante nella totalità dell'esistenza! Diceva papa Giovanni XXIII che «la cortesia è un ramo dell'albero dell'amore». Su questo tema, quel grande pensatore cristiano che fu Romano Guardini (1885-1968) ricama una bella riflessione nel volume Virtù (Morcelliana 1997). Ne abbiamo citato un paragrafo, consapevoli della necessità di riproporre, oltre alle virtù "cardinali" della prudenza, della giustizia, della fortezza e della temperanza e quelle "teologali" della fede, della speranza e della carità, anche le virtù più modeste e quotidiane, come è appunto la cortesia. Tuttavia - e lo nota giustamente il teologo tedesco-italiano - saranno un «fatto giornaliero ma quanto importante nella totalità dell'esistenza!». La vita moderna ci costringe sempre più a "con-vivere" e questa vicinanza, anziché generare comunione e solidarietà, produce frizione, tensione, irritazione, sguaiatezza.
Il più delle volte si tratta di piccole cose, eppure esse sono indizio di una barbarie spirituale avanzante. Gesti volgari, prevaricazioni sui deboli, maleducazione sistematica sono indizi di una malattia sottile che colpisce l'intero corpo della società e che dev'essere curata proprio col ritorno alle virtù piccole e semplici.
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