giovedì 25 febbraio 2021
Quello che sappiamo della Cina, di questo immenso Paese che viviamo oggi più come una astrazione economica e politica che come crogiolo di una fortissima identità lo dobbiamo a un grande studioso che ci ha appena lasciato. È infatti notizia di ieri che Kristofer Schipper, come direbbero gli sciamani cinesi, è passato agli avi. Un nome che dice poco al grande pubblico, ma che ha avuto un merito straordinario, quello di vivere e fare ricerca per decenni tra Taiwan e la Cina continentale sulla religione popolare. Si potrebbe credere che la Cina continentale abbia completamente cancellato le tracce dei riti e delle credenze legate alla religione popolare e invece non è così. La gente ha continuato a celebrare, onorare, attuare il mondo delle divinità locali, quelle delle acque come quelle dei monti e delle stelle. Esiste tutt'ora, perfino nella moderna Shenzhen, una mappa dei luoghi sacri e dei santuari. Kristopher Shipper, olandese di nascita, era nato nel 1934, veniva dalla grande scuola di Granet e cominciò a sua carriera molto presto, viaggiando moltissimo (a differenza da Granet che era uno studioso da archivio e tavolino). Visse molto a Taiwan come luogo che aveva ed ha mantenuto una connessione forte e diretta alla religione popolare, ma viaggiò in tutta la Cina continentale. Il suo grande merito è di avere collegato strettamente la religione popolare di oggi con le radici del Taoismo. In realtà, è il Taoismo che affondò le sue radici nella religione popolare. A dispetto del maggiore credito che il Confucianesimo e il Buddhismo ebbero presso il potere imperiale, il Taoismo rimase molto più legato alla vita della gente e i suoi "preti" non vennero mai odiati, come invece accadde ai funzionari e ai sacerdoti buddhisti. Devo la scoperta di Schipper e della sua magnifica scrittura ("Il Corpo Taoista", Astrolabio, 1982; "La Religione della Cina, la Religione Vivente", Astrolabio, 2008) a un suo allievo italiano, Carlo Laurenti, che per Adelphi aveva curato la traduzione dello "Zhuang-zi", o "Shuan -tse", un testo carissimo a Schipper. Poco prima dell'inizio della pandemia Carlo Laurenti mi aveva guidato in un viaggio alla scoperta delle 4 Cine, Shenzhen, Macao, Taipei e Hong Kong e in ogni tappa mi aveva condotto in templi e angoli di vita quotidiana e spiegato perché l'anima cinese popolare è rimasta molto più ancorata al taoismo di quanto possiamo credere. La sapienza che fa credere che le grandi teorie siano sempre un po' farlocche, il senso urgente e smagato dell'immanenza, l'importanza del far vuoto dentro di sé, la preponderanza del qui e ora, tutto questo era stato per me condito dalle citazioni del grande Schipper. Come antropologo, gli sono molto grato per avermi costretto a demolire l'immagine che avevo, tutta politica, della Cina e per avermi aperto il mondo della vita di ogni giorno. Schipper aveva dedicato molti anni a organizzare il Canone Taoista e anche questa è una novità per i profani come me: ultimamente in Cina sono state scoperte molte opere taoiste e si è compreso che il Taoismo ha rivestito un ruolo molto importante in tutta la storia del Celeste Impero, come contraltare al potere della corte e della ufficialità confuciana e buddhista. E oggi sappiamo che è presente una vasta letteratura , un vero e proprio canone taoista. Carlo Laurenti nello zaino aveva la traduzione in fieri del grande Lin -Ji, fondatore del Chan, cioè di ciò che diventerà lo Zen in Giappone, e ogni tanto mi dava consigli per una vita più saggia e folle allo stesso tempo , prendendoli direttamente dalle fonti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI