giovedì 4 febbraio 2016
Strano Paese, il nostro, ma talora ancora più strana la stampa. Ieri su 16 prime pagine cerco traccia del nuovo segnale del Papa alla Cina – «Incontro attraverso il dialogo», intervista ad “Asia Times” ripubblicata da “L'Osservatore” martedì – e la trovo solo su “Avvenire” (pp. 1, 3, 4 e 5). Normale? No, se penso a ciò che oggi, quantità e qualità di popolo (1,4 miliardi) e industria e finanza è la Cina. Non c'è altro. E se poi guardo a ciò che c'è la meraviglia cresce. Sempre in prima «i finti sceicchi… per ingannare l'Inter» (“Corsera”), «Grillo (che) torna al mestiere di comico» ecc. Tante cose, ma mi sorprende di più la prima di “Libero” con titolo gigante: «Giudici a lezione di Br. Dal mitra alla cattedra». Lo scandalo: «Faranda e Bonisoli, protagonisti del sequestro Moro, partecipano ad un corso di formazione della Scuola di Magistratura». Ripenso a quella tragedia – per ragioni personali vissuta molto da vicino – e annoto un rancore che ha molte contraddizioni. Se non sbaglio da quelle parti c'è ancora qualcuno che per la morte di Moro non mostrò molto dolore: anzi! Poi, mentre leggo, succede qualcosa che mi fa tornare al Papa. Lui all'Udienza parla del rapporto tra Giustizia e Misericordia e come sempre punta su «Dio misericordia infinita, ma anche giustizia perfetta»: afferma che la Misericordia è massima manifestazione della Giustizia di Dio e aggiunge una luminosa distinzione tra «giustizia retributiva» che sì, «infligge una pena al colpevole, ma in realtà non vince il male, semplicemente lo argina» non risolvendo nulla in positivo, e “giustizia riparativa”, che fa fare un passo avanti a tutti, colpevoli e vittime insieme, rispondendo al male col bene… Può valere anche per il sequestro Moro, ma certo vale per quasi 70 anni di sofferenza della Chiesa in Cina. Bella lezione.
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