La Chiesa nella comunicazione: quanti sono i modi per servirla
mercoledì 7 dicembre 2016
Si direbbe che l'attenzione ai risultati del referendum costituzionale abbia congelato, sui media e in Rete, ogni altro interesse: raramente, nel mio monitoraggio quotidiano, ho riscontrato un numero assoluto di post di argomento religioso così inferiore alla media, con il 30% di essi che si impegna a soppesare, tra i No e i Sì, la quota di «voto cattolico».
Al di fuori di questo flusso, mi colpisce un riflesso dell'anteprima, avvenuta a Roma il 29-30 novembre, del film di Martin Scorsese “Silence”, e della relativa udienza concessa al regista da papa Francesco. Ho contato da allora una quindicina di post: non pochi, considerando che il film non è ancora pubblico e che gli spettatori dell'anteprima sono stati vincolati al riserbo. Essi erano concentrati tanto sulla storia (la persecuzione dei cristiani nel Giappone del Seicento) quanto sulla sensibilità religiosa del famoso regista e sul suo incontro con il Papa. Tra i primi, circolava già la notizia del ruolo tenuto dal gesuita James Martin durante la lavorazione del film. Ora, in una bella intervista a “L'Osservatore Romano”, ripresa dal blog di Christian Albini ( tinyurl.com/zyszbz9 ), padre Martin racconta il lavoro svolto dagli attori, divenuti «gesuiti nel cuore», per approfondire la spiritualità ignaziana, e le correzioni da lui suggerite alla sceneggiatura.
Non è la prima volta che un regista chiede aiuto a un intellettuale “interno” al cristianesimo per realizzare un film sulla vita della Chiesa. Ma mi ha toccato la frase con la quale Martin dà conto della sua consulenza: l'ho vissuta, dice, «come una piccola parte del mio ministero per la Chiesa, in quanto gesuita, prete, giornalista e scrittore, perché la stragrande maggioranza delle persone non leggono “America” (la rivista di fede e cultura di cui Martin è il direttore) ma vanno al cinema». Ecco una lezione anche per i siti e blog che racconto: in questo tempo si serve la Chiesa nel mondo della comunicazione (non importa se chierici o laici) se si è capaci sia di fare bene “America”, sia di far fare bene un film.
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