La Chiesa ha ascoltato le istanze raccolte dall'ambiente digitale
domenica 25 settembre 2022
Lo scorso luglio ho già raccontato, qui su "WikiChiesa" ( bit.ly/3S936kg ), di come un prete influencer francese stava rispondendo a un'iniziativa del Dicastero per la Comunicazione: l'invito ai presbìteri più attivi e popolari nell'ambiente digitale a trasmettere ai giovani un questionario i cui risultati potessero confluire nel processo sinodale in corso. In un post del 3 agosto su "Re-blog" ( bit.ly/3UAyzgM ), dove cura settimanalmente un aggiornato "Indice del Sinodo", Maria Elisabetta Gandolfi ha dato conto dell'avvio di un'iniziativa analoga anche presso gli influencer della blogosfera ecclesiale italiana. Un importante riscontro proviene ora dal mondo ispanofono: del resto è stata la Rete informatica della Chiesa in America Latina (Riial) a lanciare per prima e con forza tale iniziativa, a inizio luglio, sotto il bel titolo "La Iglesia te escucha" (La Chiesa ti ascolta). José Beltramo, sul sito di "Vida Nueva" ( bit.ly/3r4Qz5f ), ha pubblicato il 19 settembre una prima sintesi dei risultati. «Sono stati compilati più di 110.000 questionari con oltre 150.000 proposte sinodali». Una consultazione «condotta in 7 lingue con la presenza di 115 Paesi» (anche se c'è da credere che la maggior parte di essi appartenga alla penisola iberica e al continente latinoamericano), e il supporto di 244 influencer, che per il 27% sono sacerdoti, per il 10% suore e per il 63% catechisti e laici impegnati. Si avverte qui il decisivo impulso che l'iniziativa ha ricevuto da iMisión, la rete di missionari digitali fondata da suor Xiskya Valladares, che infatti ha festeggiato questi dati con un video su TikTok ( bit.ly/3Uv3Gud ). Beltramo conclude il suo articolo riportando le tre principali richieste scaturite dal questionario: «Promuovere la spiritualità» (silenzio, contemplazione); «accompagnare-assistere-aver cura» (soprattutto dei soggetti più deboli); «rinnovare-uscire-partecipare», aggiornando «il proprio modo di educare». Ma mi preme sottolineare ancor più la forte istanza, da parte dei "missionari digitali" che hanno reso possibile la consultazione, di essere riconosciuti, alla pari dei catechisti, in quello che considerano un ministero. In virtù del fatto che – dicono – l'ambiente digitale non solo è un «canale formativo di valore e futuro» ma è soprattutto un ponte per «avvicinare i lontani».
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