martedì 8 giugno 2010
Su religione e Chiesa ogni giorno collezione in pagina. Ieri per esempio "La Stampa" (p. 1) titolo sul viaggio del Papa a Cipro: «Se Benedetto parla come Obama». Ci pensi con un'ipotesi: che succederebbe se un giornale titolasse in prima che Dante usava la lingua di Manzoni? Già, perché «Benedetto», sul problema Medio Oriente e Terra Santa, ha parlato come Giovanni Paolo II, come Paolo VI e come Giovanni XXIII, mentre Obama è appena arrivato! È la moda. Ancora ieri titolo su "Repubblica" (p. 1): «L'addio della Chiesa allo spirito di crociata». L'incipit è bello: «la croce non ha nulla a che fare con l'imposizione forzata di un credo». Segue l'elogio di Giancarlo Zizola: «Benedetto XVI fa onore al suo nome"» Giustissimo, ma leggendo quel titolo ricordi le tantissime volte in cui, almeno da Giovanni XXIII in poi, hai sentito dai Papi parole dure sull'uso della religione, e quindi della croce, per imporre e dominare, e in particolare alle requisitorie di Giovanni Paolo II contro ogni fondamentalismo, anche quello mascherato di cristianesimo. Tu torni al titolo e ti chiedi che senso ha annunciare che «ora» è arrivato quell'«addio» della Chiesa, se non quello di una falsificazione, magari inconscia, del reale. Altro nel genere? Sì. Di recente su Chiesa e mondo femminile qualche perla stupefacente (3/6, su "Unità" e "Messaggero") e a firma eccellente, che forse non sa quel che pensa, e lo dice lo stesso. Ci torneremo su.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI