domenica 31 ottobre 2004
L'infinito è in fondo al corridoio e la chiave è sulla porta. In una lettera che ricevo da una signora che ha insegnato a Parigi c'è questa bella citazione di Léon Bloy (1846-1917), uno scrittore cattolico francese torrenziale e spesso anche virulento nelle sue polemiche, amante com'era del paradosso e dell'eccesso. Eppure questa sua frase ha in sé un intenso fremito di speranza e di serenità. La vita può essere, infatti, rappresentata in quel corridoio che conduce a una porta. Si procede, passo dopo passo, con molta esitazione perché quell'uscio è il simbolo della morte. Molti sono convinti che, giunti davanti a quella soglia, si busserà e nessuno risponderà, e sulla toppa non si troverà nessuna chiave. Bloy, invece, forte della sua fede (ma questa attesa è stata condivisa anche da un folto numero di filosofi), è sicuro che in quella serratura è inserita una chiave. Essa ci permetterà di spalancare quella porta e di scoprire che, di là, si apre l'orizzonte dell'infinito e dell'eterno. In questa domenica, posta alle soglie delle solennità dei santi e dei defunti, siamo coinvolti in una meditazione che tocca le corde più intime della persona. Quello della morte è, certo, un pensiero che fa fremere. Molti cercano di evitarlo in tutti i modi, anche se la presenza della morte si affaccia a ogni angolo di strada. Alcuni ripetono il grido di Jago dell'Otello di Verdi: «La Morte è il Nulla e vecchia fola il Ciel». Bloy ci ripropone, invece, la grande attesa della fede, mentre lentamente ci avviciniamo a quella porta"
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: