venerdì 8 ottobre 2021
La pandemia ha cambiato il nostro modo di rapportarci agli altri. Nessuna rivoluzione, solo il rafforzamento di una tendenza, un'accelerazione sulla via del cambiamento, con il virtuale sempre più presente e quindi costretto, per usare un gioco di parole, a diventare quasi concreto. Perché il messaggino, il “vocale”, la vignetta quotidiana diventano agenda, calendario, abitudine, come da bambini chiamare l'amico per andare insieme a scuola. A unire quei tempi e l'oggi, in apparenza ere geologiche diverse, l'arrivo inaspettato di una cartolina, se ne mandano ancora, di quelle collettive, con tante firme una sull'altra e tu a cercare di capire chi ha scritto l'indirizzo. Modi differenti di comunicare ma emozioni simili. Un tempo si frugava nella buca delle lettere, adesso si consulta il cellulare, ed è divertente vedere i puntini che si muovono mentre l'altro scrive, triste ricevere sul display la faccina che interrompe la conversazione, amaro constatare che il tuo messaggio non ha avuto risposta perché l'altro/a se n'è dimenticato o aveva di meglio da fare. Una comunicazione virtuale, certo, ma dietro ci sono storie vere. E, anche se non macchia, si usa lo stesso inchiostro, di sentimenti, di presenza, di paura, con cui si scrivono le lettere. E le cartoline.
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