venerdì 24 settembre 2010
Certe cose le capisci se ti fai romano, se accetti di partecipare alla vicenda pallonara iscrivendoti anche ai conseguenti ludi cartacei e a quelli, ancor più vivaci, che han sede nell'etere, radio e televisioni private che per ore e ore ogni giorno, ogni sera e (gol) di notte spolpano l'osso "daa Roma" e "daa Lazio". Perdere una partita non è un fatto straordinario, per nessuno; perderne tre in pochi giorni - in Italia e in Europa - è una tragedia per la Roma; perdere come i giallorossi han perduto l'altra sera a Brescia, vittime di un arbitro, anzi di una terna colta da improvvisa follia (ma si può folleggiare in tre contemporaneamente?) porta la tragedia avanti d'un passo ma non l'aggrava: la fa crollare nel ridicolo. Già: una tragedia ridicola, l'ossimoro rende appieno l'atmosfera dopo la caduta. Della Roma o della Lazio non importa: la differenza sta solo nella dimensione mediatica del lamento, giacché i giallorossi hanno più media e più "odiens" perché sono più numerosi, e a Roma la gara fra giornali, radio e tivù non è a chi fa il mezzo migliore ma a chi si becca più lettori e ascoltatori; lo so bene, visto che ho diretto per anni il quotidiano sportivo della Capitale e un giorno pretendevano ch'io andassi a chiacchierare in una radio attizzatrice di violenze d'ogni genere, mi rifiutai e di lì a poco preferii dare le dimissioni; il mio sostituto a radioricatto ci andò. E poco dopo fu licenziato. Mi vien da ridere, navigando in certe memorie che credevo d'aver cancellato e invece riaffiorano quando sento Claudio Ranieri dar la colpa di quel che succede a Marcello Lippi. L'Uomo Ombra - così l'ha definito Ranieri, facendo felici le centinaia di giornalisti e paracronisti - è degno di diventare un protagonista di primo piano, alla maniera dell'eroe di Dashiell Hammett dell'omonima mitica saga: oggi siamo alla puntata "L'Uomo Ombra torna a casa", nella quale ritroviamo un Lippi premondiale che faceva le scarpe a Ranieri inducendo la Juve a liberarsene per sposare il lippiano "Progetto Ferrara", ovvero lui subito e io dopo, con relativi acquisti e cessioni. Ranieri fu ceduto alla Roma e adesso il testaccino sente sfuggirgli la squadra, la fiducia, il presente, il futuro, insomma: l'amore della sua vita. Amor=Roma. E tutto per colpa di un Lippi che dovrebbe tornare alla ribalta, dopo gli errori sudafricani scontati andando per mare e per cene, proprio sulla scena capitolina, proprio alla guida della Magica - con la quale non ha mai scambiato amorosi Sensi - magari per scelta dei magnati russi o del Magno Gheddafi. Credo sia una bufala, un'invenzione più grande della redenzione di Adriano. E che Ranieri ci sia caduto per disperazione, vittima di una Roma che - arbitri a parte - sembra all'improvviso tornata nelle mani (allor tremanti) di Spalletti. Una bufala, dicevo: ma non si sa mai. A chi già su piazza s'immagina un non facile approdo alla leadership lippiana consegno gratuitamente un aggancio storico: il Beato Marcello è l'unico tecnico che abbia vinto una Coppa dei Campioni a Roma. Mica male, no, come curriculum?
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