giovedì 27 febbraio 2014
La vettura era una vecchissima Topolino, guidata dall'amico e, lì sopra, avremmo poi anche dormito. In prossimità del Brennero il volante si staccò e, dopo la frenata, la vettura si fermò contro la montagna anziché dalla parte dell'abisso. Arrivammo, di notte, a Monaco di Baviera e l'amico voltava lo sterzo tenendolo serrato in una chiave inglese portata con noi. Entrammo in una birreria, ci fu un silenzio assoluto e tutte quelle teste bionde, del resto come la mia, si volsero a fissarci: non sentimmo benevolenza. Poi un tale, mezza spanna più alto dei miei 184 centimetri e con una quindicina di chili oltre il mio quintale, mi affrontò. Tutti si alzarono a cerchio intorno a noi. Il bestione, prima in tedesco poi in un pessimo inglese, mi sfidò a bere con lui tante birre, da un litro, quante erano le sue dita. Alzò le due manone e, per fortuna, gli mancava un pollice. Sentivo lo scherno di tutti. Attaccai, per vincere la disperazione. Il primo litro lo finii in anticipo su di lui, che si arrabbiò. Il secondo lo bevve in un lampo e sghignazzò nell'aspettarmi. A metà del terzo si fermò ed anch'io, pensai volesse colpirmi, ruotò in parte su se stesso e stramazzò su un tavolaccio. Era già fradicio prima della sfida. Deo gratias; la notte, fuori, era ubriaca e felice come me.
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