venerdì 21 agosto 2015
«Birra, e sai cosa bevi!», declamava un celebre slogan anni 80 promosso da AssoBirra, quando occorreva sostenere la bionda Made in Italy con la simpatia di Renzo Arbore. Ne è passata di acqua (pardon, di birra) sotto i ponti. Oggi, soprattutto grazie all'intraprendenza dei giovani produttori under 35, è un vero boom internazionale della birra artigianale italiana: le esportazioni registrano nel 2015 ben il 27% in più rispetto all'anno precedente, con quasi la metà diretta nel Regno Unito, terra di intenditori. Lo conferma una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat, da cui risulta anche come le esportazioni di birra dall'Italia si siano triplicate negli ultimi 10 anni. Il segreto? La qualità di un prodotto saldamente in mano ai giovani che, come conferma Coldiretti, «sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione a chilometro zero al legame diretto con le aziende agricole, ma anche alla produzione di specialità altamente distintive». Un circolo virtuoso sostenuto dalle coltivazioni nazionali di orzo, circa 860.000 tonnellate nel 2014. E, come conferma il rapporto presentato da Unionbirrai a Expo e realizzato Altis, Alta scuola impresa e società della Cattolica di Milano, crescono i produttori: sono 750 i birrifici artigianali in Italia e producono 445mila ettolitri l'anno, oltre il 60% guadagna tra i 100mila e gli 800mila euro, oltre il 51% si avvale di personale a tempo indeterminato. Per Unionbirrai «è un settore dove non ci sono licenziamenti». Un augurio per tutti.
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