venerdì 4 luglio 2003
Il colore è bianco porcellana, la superficie liscia e lucente, l"impatto fragrante, fresco, delicato. È la mozzarella di bufala, formaggio a pasta filata prodotto nei caseifici della Campania, del Lazio, del Molise e che arriva in giornata in tutte le gastronomie d"Italia. Con la mozzarella di bufala è difficile abbinare il vino, perché la consistenza fresca e lattiginosa della pasta padroneggia sulle papille gustative fuorviando l"impatto con qualsiasi bevanda (ed è inutile persino bere l"acqua).Diverso discorso va invece fatto per la treccia di mozzarella affumicata, che gradisce vini aromatici come il Gewurztraminer o il Muller Thurgau ed ha una consistenza di pasta differente, asciugata da eventuali liquidi. Sulla mozzarella di bufala, sappiamo, si sono scatenate guerre vere e proprie, data la tendenza a spacciare come tale il Fiordilatte, che invece con la bufala non ha nulla da spartire e viene prodotto in tutti i caseifici d"Italia.Una nuova nube si sta poi per abbattere su questo prodotto tanto amato dagli intenditori e riguarda la vaccinazione obbligatoria contro il morbo della cosiddetta lingua blu. A quanto sembra, immettere vaccini vivi nell"ambiente rappresenta un rischio sanitario per la caratteristica stessa che ha il virus di ricombinarsi. Fra l"altro, la malattia della «Blue tongue» non sembra colpire bovini e bufalini, i quali potrebbero divenire solo portatori sani della malattia. A tutt"oggi, infatti, non è risultato positivo alcun animale. Ora, di fronte a tale scenario, l"Italia sarebbe uno dei pochi Paesi al mondo che ha adottato la vaccinazione. Perché tanta solerzia? E che futuro avrà dunque la mozzarella di bufala?
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