sabato 21 luglio 2018
Sella 2018. Questa valle impassibile di fronte al resto del mondo offre come sempre, la sua immutabile bellezza. Non compete con le meraviglie delle Dolomiti, né con la rude potenza delle Alpi, ma sa offrire la dolcezza dei suoi prati come onde verdi di un mare sommerso fino alla barriera dei boschi dove gli alti abeti puntano al cielo. Serenità e pace ti accompagnano nel camminare sui sentieri dove ogni cespuglio offre la brina del mattino e le macchie di sole che riscaldano le nuove felci, mentre un mormorio sottile, quasi impercettibile se non ti muovi, rivela quella vita che vola, quella che scende tra i rami o scivola nel muschio. Ascoltare tutto questo ti dà la sensazione di appartenere a quell'infinito dove il piccolo e il grande partecipano della stessa immensa bellezza.
Cammini, scivoli un po' sui sassi e ti sembra che qualcuno ti segua, è invece il respiro del bosco e il lontano mormorio dell'acqua che scende dalla montagna e salta tra le
pietre in piccoli rivoli veloci. È il mondo che ci era stato offerto nei secoli dei secoli e che ora cerchiamo in ogni modo di distruggere. Lavoriamo contro noi stessi procurandoci nelle nostre città un'aria irrespirabile, come nelle campagne dove seppelliamo i resti dei nostri rifiuti quasi veleni per le coltivazioni, nel mare dove costruiamo isole di plastiche irriducibili che i pesci ingoiano. E questo è solo ciò che vediamo senza conoscere la realtà di esperienze che servono per le guerre, per le rapine alla bellezza della terra, offerte alla ricchezza e all'egoismo di pochi. Costruiamo armi e le vendiamo a quei popoli poveri che combattono contro altri poveri e nello stesso tempo parliamo contro le guerre e vorremo cacciare dal mare e dalle nostre terre chi fugge la morte sicura per affrontarne un'altra fatta di sofferenze senza nome. Oggi di fronte a una ingiustizia distributiva di gente che fugge la povertà e la morte, noi popoli liberi che abbiamo raggiunto, con difficoltà e fatica, un equilibrio di vita sostenibile, non troviamo una soluzione comune che incominci a costruire una nuova economia nei popoli d'Africa con il nostro impegno e il nostro lavoro. Potremmo così ricordare a noi stessi come i bianchi hanno fino al secolo scorso sfruttato i neri con la deportazione, con la schiavitù, e nel migliore dei casi, trattando i loro popoli come inferiori, portando via le ricchezze del loro paese come le miniere di diamanti che brillano nelle vetrine dei nostri negozi. Il tempo ci insegna che tutto si paga e forse questa difficoltosa invasione che non sappiamo come fermare, nè affrontare con dignità comune è una prova che il dio dell'universo ci offre per vedere fino a che punto abbiamo capito il senso della equità, dalla giustizia e della fraternità.
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