sabato 4 maggio 2019
Lupus felice e in casa. Sempre interessante il nostro Luigino Bruni, qui spesso in pagina, e in particolare (30/5) su «Poveri e teoremi della colpa». Magistrale, ove colgo questa affermazione: «La logica economica è all'origine delle religioni antiche, che nascono attorno all'idea mercantile di scambio tra gli uomini e le loro divinità». È “religione antica” quella che offre sacrifici e chiede alla divinità protezione e difesa. Il pensiero va alla richiesta del sacrificio di Isacco (Gen 22) supposta “divina”, che invece la nuova fede rifiuta. Ecco: la religione antica “parla” alla divinità chiedendo, mentre la fede biblica “ascolta” la voce del Dio di Abramo e di Mosè nella parola, senza immagini di idoli muti, e la mette in pratica. Continua Bruni: «Il primo homo oeconomicus è stato l'homo religiosus, che legge la fede come commercio, dare e avere con il divino, debiti e crediti da gestire tramite offerte e sacrifici».
Leggo, e trovo una spinta prodigiosa a ricordare la differenza tra “fede” e “religione”. La fede nuova da Abramo in poi rovescia ogni scambio: il Dio rivelato a lui, e per noi fino a Gesù, Emanuele, Dio con noi, non chiede sacrifici, ma offre sé stesso, Lui, unico dono fatto a noi in cammino nella storia. Così già sant'Agostino: «Quello che Dio non ha chiesto ad Abramo lo ha fatto lui per noi: sul monte e sul legno». È “la” luce che cambia tutto. Nessuna religione di scambio, ove l'uomo chiedendo crede di innalzarsi fino a rubare i suoi poteri alla divinità che resta muta come gli idoli, ma è Dio stesso che si abbassa e chiede di essere riconosciuto nella sua “immagine somigliantissima” che è il prossimo, sempre “povero” perché creatura, in basso, ma raggiunto da Dio rivelatosi «Amore, la cui proprietà è nell'abbassarsi», come mostra la kenosi dell'Incarnazione (Fil 2).
Grazie a Bruni! Una spinta feconda.
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