sabato 7 febbraio 2015
L'animo di Caino passa come un vento radente e vittorioso tra noi abitanti della terra. Lascia odio, crudeltà, vendetta, sete di potere, morte senza dignità, non solo nei paesi dove la guerra da anni è sistema di vita, dove agli innocenti si da in mano un fucile più grande di loro per imparare a uccidere o saranno venduti, torturati e uccisi. È un vento che negli anni passati non ha risparmiato nemmeno quella parte del mondo che chiamiamo civile, con i suoi campi di sterminio e le sue foibe, che oggi soffia più lento e meno visibile, ma sufficiente a rendere ancora la nostra vita quotidiana piena di invidia, di sete di potere, di prepotenza. Basta leggere i titoli dei giornali di ieri e di oggi per averne un'idea: falso in bilancio, amministratori infedeli, carte clonate ai ristoranti, poi la Russia che mobilita i suoi riservisti e America e Europa che nascondono la nuova guerra dove si muore in silenzio lontani dalle proprie famiglie, senza un grido. Contro tutto questo come conservare quel miracolo che nasce nei giovani che è la voglia di vivere, il desiderio di bene e l'amore che è l'unica arma contro il soffio velenoso di Caino. Aiutiamoli a vedere la parte positiva di ogni cosa, cerchiamo di impegnarli in azioni che facciano crescere l'altruismo che nasce con loro, non togliamo mai la speranza ma proviamo a renderli sicuri di se stessi. Facciamo loro comprendere che la giovinezza è un valore da sfruttare per il bene altrui, a scoprire la bontà che senza rumore, è la forza che muove il mondo. Anche un vento di amore vola intorno alla terra creato da chi si commuove per la povertà, da chi offre il suo per chi ha fame: non più solo una parola del Vangelo, ma una realtà delle nostre strade. L'aiuto agli altri è un atto facile, è di tutti i giorni: a scuola, fra amici, con gli anziani che abbiamo in casa. Dobbiamo aiutare i giovani a scoprire quella vena di altruismo che restituisce la gioia e l'interesse alla vita. Insegniamo loro a pensare a chi è lontano, che non gode della propria libertà e allora sarà più facile ringraziare la provvidenza che li tiene liberi autori del proprio successo. Quando ero una ragazzina e sentivo le voci dei grandi che parlavano di una possibile guerra, di reclusi nelle prigioni dell'impero sovietico, non sapendo che altro fare mi ero presa l'impegno di pregare ogni sera per un prigioniero al quale avevo dato il nome di Ivan. Pensavo che il Signore lo avrebbe certo trovato e che le mie preghiere lo avrebbero fatto sentire meglio! Sciocchezze di bambina, dirai tu che leggi, ma cosa altro ci resta per sconfiggere il vento di Caino?
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