martedì 6 settembre 2005
Reagisce, Pietro Citati, ma fa confusione. Su "Repubblica" (2/9) ha biasimato l'udienza privata del Papa a Oriana Fallaci e "Giornale" e "Libero" - Socci, Guarini e Feltri - lo hanno bacchettato. Ieri la sua autodifesa: "Il Cristianesimo non è una morale"! In mezzo ci vorrebbe un "solo", ma qui conta poco. Conta però che lui per dimostrarlo ripercorre l'intera storia della Chiesa, difende la "gnosi" e bacchetta chi, come Fallaci e altri neo-con, usa la fede cristiana come una specie di "morale civile". D'accordo su questo. I lettori sanno che a Malpelo non vanno proprio giù certe idee della Fallaci, ma il Papa è libero di ricevere chi vuole"Citati tuttavia preso dal furore polemico alla fine deborda furente: io non invidio il successo della Fallaci, come dicono i maligni, e chi lo pensa sbaglia come chi pensasse che poiché "vescovi, cardinali e studiosi cristiani" hanno scritto che "Il Codice da Vinci" di Dan Brown è un libro perverso, allora essi "nutrono una profondissima invidia per lui e per il suo successo". Leggi e sorridi: il parallelo è ridicolo! Pietro Citati ha criticato un'udienza papale alla Fallaci, in cui lui non c'entrava per nulla, mentre vescovi, cardinali e studiosi criticano il libro di Dan Brown, con la sua serie di fesserie facilone, perché mette stoltamente in questione e alla berlina le fede cristiana stessa, che riguarda direttamente ogni credente che quindi ha diritto di reagire. Senza offesa: è così. A meno che, da fonti sicure, Pietro Citati non sappia che in udienza Oriana Fallaci e Benedetto XVI abbiano parlato male di"Pietro Citati. E' così?
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI