venerdì 25 marzo 2022
Non ho visto, in questo gran scrivere di Ucraina che si fa purtroppo oggi, articoli che parlino della cultura di quel Paese (che ricordino per esempio il grande poeta ottocentesco Taras Ševcenko) e il lavoro di uno dei più grandi registi della storia del cinema, Oleksandr Dovženko (1894-1956), autore con Arsenal (1929), Zvenigora, Ivan e rari altri film della grande epoca del cinema muto sovietico e del primo cinema sonoro "prima dei codici", che tutte le storie del cinema considerano pari a Ejzenštejn e superiore a Pudovkin. La terra (1930) è un poema sulla Rivoluzione. Racconta, come fosse un poema panteista e contadino, di un giovane bolscevico portatore nel suo villaggio della grande novità della Rivoluzione, opposte al sistema di potere del tempo nelle campagne. Dopo un incontro amoroso in una notte di luna, e dopo una sua sorta di sua esaltante danza solitaria viene ucciso dai nemici di un cambiamento che anche in Ucraina va mettendo saldamente piede. Nelle graduatorie di una volta tra i critici di tutto il mondo La terra era considerato uno dei dieci film più belli della storia del cinema, amato, per esempio in Francia, da giovani registi innovativi come Renoir o Vigo. Ma nel 1943 un suo grande film documentario sull'Ucraina in fiamme, dove arrivava ad accusare lo stato maggiore dell'esercito di errori strategici nei riguardi della resistenza al nazismo, fu accusato di nazionalismo ucraino dallo stesso Stalin, che lo convocò per criticarlo aspramente... Riabilitato da Chrušcëv quando era troppo tardi, la vedova, Julija Solnceva, un'attrice del muto intelligente e coraggiosa, riuscì a realizzare alcune sceneggiature del marito, facendone dei bellissimi poemi visivi in cui il grande schermo e il colore sono a servizio di maestosi inni alla natura ucraina, al grano e anche al mare. Forse le cose più amorose e più esaltanti per suscitare negli spettatori anche i più ottusi un grande amore per quel Paese e per quel popolo: Poema del mare, Storia degli anni di fuoco, La Desna incantata... Suggeriamo alla cineteca di Bologna di dedicare a Dovženko la prossima edizione del "Cinema ritrovato", proponendo in piazza sia i suoi film che quelli "postumi", ideati da lui e diretti dalla Solnceva.
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