sabato 4 dicembre 2010
Ieri su "Europa" il lettore Buttazzo scrive a Federico Orlando elogiando Fazio e Saviano: per Welby ed Englaro «non hanno parlato di morte, ma di attaccamento alla vita" gesto di amore, dolcissima e umanissima scelta». Orlando approva. Lui ha «già avuto modo di elogiare» il comportamento di Fazio e Saviano che «non hanno parlato di suicidio nel dare per primi la notizia della morte di Monicelli». Ciò «per non dar adito al sospetto che intendessero strumentalizzare la tragedia». Non basta, Orlando subito deplora «lo scontro Bernardini-Binetti», ma non dice che la deputata Udc è intervenuta per affermare il suo dissenso dall'elogio/richiesta della "dolce morte", l'eutanasia, fino a legge contraria qui ancora reato. Forse per certi laici l'apologia di reato non è nemmeno criticabile? Ma poi il buon Orlando all'indignazione aggiunge la commozione personale, e racconta che un suo «nipotino di 13 anni" si contorse per due anni nell'atrocità del dolore col solo lenimento delle braccia materne e paterne». Colpa della «barbarie di un Paese in preda ai filosofemi e alle ideologie"»! Ovvia l'accusa alla burocrazia, ma il lettore vi legge anche quella ai «ritardi» italiani, colpa di Chiesa e cattolici in questi giorni più volte detti «spietati». Che dire? Si può ricordare che anche ufficialmente, e dal 24 febbraio 1957 Pio XII rivolgendosi al IX Congresso degli anestesiologi italiani affermò liceità e dovere della lotta al dolore «anche nel caso in cui l'uso dei narcotici anticipasse la morte»? E anche che l'eutanasia è altra cosa? Ovvio: con tutto il "rispetto", tanto invocato in pagine odierne.
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