domenica 19 aprile 2009
L'incultura grezza sceglie la via del facile luogo comune o del pregiudizio? Talora la prima, che è sempre colpevole. Qualche giorno fa l'annuncio via radio: «Il Papa ha scomunicato Nietzsche!». «Scomunicare» un morto? Da delirio. Benedetto aveva affermato che certe idee del filosofo sono inconciliabili con la fede. Ma il tema torna. Mercoledì sul "Giornale" (p. 5) un titolo-strillo: "La Chiesa abruzzese 'scomunica' Anno Zero". Insomma: dopo i defunti, le trasmissioni Tv, in allegria: sempre fesserie esibite. In altri casi ha spazio il pregiudizio. "Unità" (14/4, p. 34): si dà per certo che «l'ateismo moderno» nasce col «terremoto di Lisbona del 1775», intrecciando le domande di Voltaire con "I Canti" di Leopardi che riflette sul «Vulcano che distrusse Pompei». Ma la domanda «unde malum?» " da dove viene il male? " è antica come l'uomo. Già nel "Genesi" dopo il doppio racconto della creazione del bene " tutto «buono», e infine «molto buono» " sorge la domanda sulla realtà «non buona», e dal c. 3 all'11 è descritto il dilagare del male - nudità come vergogna, morte, dolori del parto, rivalità uomo/donna, fraternità omicida, violenza della natura che sommerge l'uomo, fino alla promessa nuova in Abramo. Da dove il male? Anche il terremoto è male, certo, ma sorprendono certi laici nostrani, sicuri che Dio non c'è, e, non contenti delle proprie sicurezze, ripetono l'accusa a Dio per poter esibire in faccia a coloro che credono una sentenza di inesistenza che è sempre la stessa, da ben prima del 1775, con buona pace dei moderni devoti di Voltaire. Lui però, a differenza di loro, in Dio ci credeva"
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