venerdì 29 febbraio 2008
Vedo che ci si ricorda di Edmondo De Amicis - ieri un suo «pezzo» era in prima pagina sul "Giornale", nel centenario della morte - e mi fa piacere perché talvolta, sin verguenza, mi son sentito «deamicisiano», ovvero spinto a raccontare storie di sport, secondo il suo spirito spesso frainteso e censurato da troppi inventori del giornalismo "moderno". De Amicis è stato, fra l'altro,
un pioniere del giornalismo sportivo, e non solo per quel romanzo, spesso citato, Amore e ginnastica, che diventò un film di poche pretese; ma soprattutto per le prime cronache moderne del pallone elastico, ovvero "pallapugno", nel quale si cimentò anche Giovanni Arpino.
Per farla breve, mi sembra per molti versi deamicisiana la storia di Javier Zanetti, capitano di lungo corso dell'Inter (quella in corso è la tredicesima stagione in nerazzurro dell'argentino, arrivato in Italia nell'estate del '95) che mercoledì sera ha risposto - da capitano a capitano - al gol di Totti, fermando lo scudetto a Milano mentre stava prenotando un treno per Roma. Nel panorama divistico dei superpedatori, Javier Zanetti (il telecronista Caressa lo chiama Cavier Sanetti, e mi sembra un altro) rappresenta uno dei pochi cui si possono attribuire -
da uomo e calciatore - virtù scadute come fedeltà, lealtà, professionalità, senso del dovere, riservatezza, grinta, orgoglio, dedizione, pertinacia, insomma un bel mix... deamicisiano cui aggiungere - naturalmente - la bontà. Il Cuore.
Come si desume dalla sua intensa attività benefica a favore dei bimbi argentini meno fortunati svolta attraverso una sorta di scuola calcistica promossa da Inter Campus. Guarda caso, il primo monumento a De Amicis, a Imperia, fu costruito nell'anteguerra grazie a una colletta dei Bimbi d'Italia che a scuola si tassarono di dieci centesimi.
Da ciò potrebbe scaturire l'errata impressione che Javier Zanetti sia ormai un monumento: se lo è, il fatto riguarda non la prestanza fisica intoccata ma eventualmente lo spirito suo e la passione dei tifosi che in lui vedono l'Inter (finalmente) plurivittoriosa. Magari anche in Europa. Perché la figurina non diventi un «santino», aggiungerò che J.Z. è stato anche eletto da una giuria di donne fra i rari pedatori dotati di fascino e che la mitica e misteriosa Mina si è a lui rivelata invitandolo a incidere in duetto la versione spagnola della canzone "Parole, parole" a suo tempo interpretata con Alberto Lupo. La performance di Javier in Palabras, Palabras risulta apprezzabile. È tuttavia preferibile - dice Moratti - in "Fatti, Fatti".
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