giovedì 2 luglio 2015
Il 30 giugno 2015 sarà un giorno da ricordare per Cuba e il suo popolo e non solo perché è la data scritta sulla lettera di Barack Obama a Raul Castro, primo storico segnale della volontà di un cambiamento imminente nei rapporti tra i due Paesi. Ma anche perché è il giorno in cui l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha certificato all'Avana l'eliminazione della trasmissione tra madre e figlio dell'Hiv e della sifilide. L'isola, che nonostante l'embargo può vantare uno dei migliori sistemi sanitari pubblici al mondo, è la prima nazione a ricevere questa validazione dall'Oms. Che ha premiato un risultato giunto dopo anni di impegno per favorire l'accesso delle donne alle terapie prenatali. Il riconoscimento è arrivato martedì dall'ufficio americano dell'organizzazione, al termine di una procedura iniziata nel 2010. Un successo unico nel suo genere e, per dirla con il direttore generale dell'Oms Margaret Chan, «uno dei più grandi traguardi di salute pubblica che si possano ottenere. Questa – ha aggiunto – è una grande vittoria nella nostra lotta contro l'Hiv e un passo importante verso una generazione Aids-free».Nel 2013 sono 140mila i bambini nati con il virus Hiv. Cuba ha contribuito a questo numero con due soli casi. L'obiettivo (ormai irraggiungibile) dell'Oms per l'anno in corso era di scendere a 40mila. Cifre che aggiungono valore all'obiettivo raggiunto dall'Avana. La speranza, almeno secondo Carissa Etienne direttore dell'Organizzazione Panamericana della salute (che ha lavorato di concerto con l'Oms), è che «il risultato ottenuto da Cuba sia di ispirazione per altri Paesi».
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