giovedì 5 luglio 2012
«Può darsi che su quest'isola ci sia il tesoro, di sicuro c'è la malaria». Parla il dottor Livesey, osservando al cannocchiale l'isola a cui, a bordo della nave Hispaniola, è diretto con i suoi amici. Il giovane Jim Hawkins, che lavora con la madre vedova alla Taverna portuale a Bristol, trova fortunosamente la mappa di un tesoro sepolto da pirati in un'isola lontana. Ne parla con il dottore e notabili del luogo, che organizzano una spedizione. L'Isola del tesoro di Stevenson è uno dei libri più letti e importanti dell'umanità.L'affermazione del dottore è fondamentale, per loro e per noi: può darsi che dopo questa lunga, pericolosa navigazione, si trovi, davvero, il tesoro. Ma la malaria è certa, diagnostica il medico, che si rivelerà buon profeta. Quello che noi cerchiamo, il tesoro, vale a dire il simbolo di ciò che cambia in bene la nostra vita, liberandoci dalle ambasce quotidiane, non è a portata di mano. Per trovarlo dobbiamo partire, metterci in gioco, rischiare, uscire di noi stessi, affrontare l'ignoto. Ma non è affatto detto che il tesoro si trovi in una specie di paradiso artificiale. L'isola del tesoro può essere malarica, paludosa, infetta. Come il volto enfiato o giallastro e sporco di uno che incontri per strada, lacero, povero. Quella è l'isola che devi raggiungere, lì forse si cela il tesoro.
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