sabato 24 marzo 2018
Perché conserviamo nell'animo il desiderio di tornare dove siamo nati quasi avessimo dimenticato lì qualcosa di importante da non perdere? C'è chi fugge dal proprio paese per paura, per necessità, per le guerre, ma pensa di avere un giorno la possibilità di ritornare.
Anche chi parte nella speranza di fare fortuna, sente il bisogno di vedere la propria terra almeno una volta. Ma la nuova vita, che finalmente ti dà quel bene che cercavi, ti tiene legato al suo ritmo e difficilmente ti offre un ritorno mentre la fantasia costituisce, assieme alla malinconia, il tuo passato con i vivaci colori di una favola. Allora il lampo della prima luce che ha colpito i tuoi occhi ti costringe negli anni a quel ricordo che non hai di una piccola stanza, del calore di un abbraccio che non rammenti di aver avuto, ma che oggi vedendone la fotografia ti dà la sicurezza dell'amore ricevuto.
Tra i brevi richiami della mia prima infanzia quando il nonno mi portava a passeggio per le vie di Trento c'è sopra ogni cosa il Duomo. Non nella sua imponente eleganza e vita storica, ma nella visione quasi timorosa di quei fasci di colonne oscure che mi sembrava si tenessero strette una all'altra, per avere la forza di sostenere quel tetto così lontano dalla mia piccola figura che facilmente credevo fosse l'inizio dell'aldilà dove un giorno si doveva andare. Ieri ancora quella poca luce che creava ingannevoli misure agli archi e alle cappelle laterali mi fece immaginare la figura di mio padre giovane pregare qui per la sua gente per la quale avrebbe affrontato difficoltà, prigionia, e profondo amore per le libertà civili di ognuno. Allora mi sembrò giusta la decisione di lasciare a questa città i suoi ricordi personali che la mia famiglia aveva saputo conservare in tutti questi anni. A volte sono le piccole cose private, gli oggetti di ogni giorno, gli scritti più modesti, le lettere dei momenti difficili che parlano della vita di un uomo con maggiore carica emotiva, ma anche con una realtà maggiormente comprensibile a chi non ha vissuto quel tempo. Non si sparisce mai completamente.
Ed è per questa ragione che ho deciso di donare una selezione di oggetti, libri e documenti che appartenevano a mio padre, alla Fondazione Museo storico del Trentino con il comune di Trento garante della messa a disposizione del pubblico del patrimonio oggetto della donazione. Non si tratta solo e sempre di cose di valore storico, ma anche di oggetti che hanno accompagnato la vita di ogni giorno di mio padre quando sopportava con eleganza la sua povertà e più tardi con semplicità i giorni dell'onore e della vittoria. Mai dimenticò una sua modestia interiore assieme ad una dignità di rappresentare sia negli incarichi pubblici in patria, come nei primi difficili incontri all'estero quel comportamento di serena certezza di essere nel giusto e nella verità.
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