martedì 27 gennaio 2015
Ore e ore di calciotivù, di radiopallone, centinaia di pagine sul campionato: ne ho sentite e lette di tutte, cronache, commenti, dichiarazioni ma - tranne su Avvenire e ilCorriere della Sera non ho registrato note allarmate, o appena stupite, su quanto ha detto sabato il magistrato della Corte d'Appello di Roma, Antonio Marini, nell'inaugurazione dell'anno giudiziario: «Crea una forte preoccupazione l'infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo del calcio... Il pallone è diventato un grande business ed è una potentissima arma di consenso e di coesione sociale, elementi di cui la criminalità è alla costante ricerca... e negli ultimi anni i rapporti con la criminalità organizzata sono diventati sempre più stretti e connotati di ambiguità, soprattutto quelli con la tifoseria degli ultrà...». Ho conosciuto il magistrato Marini non solo per la sua intensa attività di pm in casi clamorosi come quelli delle Brigate Rosse ma anche come sincero e competente appassionato di calcio e, dunque, non ho sottovalutato il suo intervento nella giornata in cui altri illustri magistrati discutevano anche dei giorni di ferie; ma mi ha colpito soprattutto il disinteresse delle istituzioni sportive - e come ho detto dei media - rispetto a un problema che ormai dovrebbe essere sentito da tutti e non solo per il Calcioscommesse non ancora archiviato e notoriamente incrementato, ma anche per la facilità con cui si parla - e si agisce - sul fronte delle acquisizioni di società calcistiche nostrane da parte di più o meno noti imprenditori stranieri. Sarebbe invece opportuno che Malagò e Tavecchio ponessero attenzione al problema per evitare quel che successe una decina di anni fa, quando Coni e Federcalcio promossero un “Libro Bianco” sullo stato del calcio italiano, finendo per riempire centinaia di pagine, e ore di radiotelevisione, di accenti positivi se non trionfalistici. Avevamo appena finto di esaltarci delle imprese dei Padroni del Vapore e scoppiò Calciopoli che - come tutti seppero - era in atto da tempo e da tempo documentata da denunce e prove giacenti sui tavoli del potere pallonaro. Qualcuno mi fa notare ch'è difficile smuovere l'attenzione del potere su denunce come quelle di Marini se non si riesce neppure a metter mano alla più banale giustizia di campo: anche domenica c'è stato un “gol non gol”, una bella rete del giocatore del Palermo Morganella alla Sampdoria, una rete da tre punti non vista dall'arbitro di porta mirabilmente appostato eppur cieco. Combatto da sempre l'idea della moviola in campo, mi sono associato da anni alla richiesta della più semplice e utile tecnologia da porta per evitare appunto i gol non gol, capisco anche le difficoltà economiche che ritardano la soluzione del problema e tuttavia vorrei che il ciarliero presidente degli arbitri Nicchi imponesse particolare attenzione agli arbitri destinati al ruolo di aiutanti speciali soprattutto nel momento in cui si decide se confermarli o cancellarli. Fatti recenti inducono a pensare che sottovalutino il loro delicato incarico. Infine, pur apprezzando la civilissima reazione di Beppe Iachini dopo l'azzeramento del prezioso gol, penso che bisognerebbe scandalizzarsi non solo quando certi incidenti riguardano la Roma o altre grandi: anche il “povero” Palermo - oggi squadra di eccellenti qualità - merita giustizia.
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