domenica 14 ottobre 2018
Il mio nonno materno, primogenito di una numerosa famiglia lombarda, nel primo '900 scappò a Londra, perché i suoi lo volevano prete. Anche la nonna, diplomata a Brera, emigrò a Londra. Voleva fare la pittrice. Chissà come si conobbero, quei due sessantottini di fine secolo? Si innamorarono. Sposi a Bordighera, nella foto delle nozze Cesare è elegante, i baffi della Belle Époque; Ebe diafana e assorta, come guardasse lontano. Nessuno dei parenti, accigliati, sorride. Viene da sorridere a me quando la guardo, quell'immagine seppiata: tu pensa, mi dico, quanto erano tutti arrabbiati con quei due, scappati da casa. Il nonno non l'ho conosciuto, di lei ho un vago ricordo, un viso diafano come quel giorno a Bordighera. Mi affascina l'audacia del partire da soli, e il nodo dei destini: due fili fini di ragnatela che, contro ogni probabilità, si incrociano. E tengono: guerre, disgrazie, malattie. Ma per tutta la vita insieme, i due ribelli. Quattro figli, fra cui mia madre. Che sposò, appena finita la guerra, un ragazzo povero in canna. Nemmeno Ferdinando ed Ebe, nella foto delle nozze, paiono entusiasti. Mio padre emozionato nell'unico vestito buono, la sposa pensosa dietro al vapore candido del velo. Destini che si stringono, e ricominciano. (Siamo, tutti, pensati dentro a un disegno).
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