L'incantevole Messe di Hector Berlioz esaltata da surround e «quadrifonia»
sabato 15 agosto 2009
«È una poesia d'un sublime assoluto. In un primo momento ne sono stato inebriato; poi ho superato la soggezione, ho dominato il mio argomento e adesso credo che la mia partitura sarà passabilmente grande. Voi capite tutto quel che questa ambiziosa parola esige affinché io ne giustifichi l'uso; tuttavia, se verrete a sentirmi, ho la presunzione di credere che mi giustificherete"». Non riesce proprio a trattenere l'entusiasmo Hector Berlioz (1803-1869) quando si ritrova a parlare della sua Grande Messe des Morts; in uno stato di eccitazione febbrile, in pochi mesi ha portato a termine il suo adattamento musicale del Requiem, concependo un lavoro di proporzioni monumentali che richiede qualcosa come duecento coristi e altrettanti orchestrali.
Alla prima esecuzione dell'opera " avvenuta il 5 dicembre 1837 nella parigina Cappella degli Invalides " il pubblico rimane letteralmente sommerso dalla "potenza di fuoco" di questo imponente organico, tra risposte in eco da parte di piccoli ensemble orchestrali e strabilianti effetti "quadrifonici" ante-litteram (su tutti, quelli sprigionati nel Tuba mirum dalle fanfare disposte ai quattro punti cardinali per annunciare ai morti l'ora dell'estremo giudizio).
Caratteristiche che vengono valorizzate in pieno dalla registrazione "audiophile" della Messe pubblicata dall'etichetta Pentatone (distribuita da Codaex), che ha direttamente riversato su due Super Audio CD realizzati in formato "Multi-Channel" (per una riproduzione Surround) e in versione "Hybrid" (compatibile anche con i tradizionali lettori cd) i master originali Philips incisi nel 1969 su nastri multi-traccia. Il disco, già vincitore del Grammy Award, vede impegnati la voce solista del tenore Ronald Dowd, il Coro di voci bianche della Wandsworth School, insieme con il Coro e l'Orchestra della London Symphony; dal podio, sir Colin Davis dirige con sicurezza e autorità questo "esercito" vocale e strumentale nel vortice dei molteplici contrasti attraverso cui Berlioz ha tradotto sul pentagramma la sua personale visione del Giudizio universale, tra gli squarci di grande impatto sonoro di movimenti come Tuba mirum, Rex tremendae e Lacrymosa e le pause di riflessione e di pura poesia come l'episodio "a cappella" del Quaerens me.
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